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HomeCronaca Arattano (Cnr): “L’analfabetismo funzionale si può risolvere con esercizi”

“Analfabetismo funzionale?
Si può risolvere con esercizi
che migliorano anche lessico”

Arattano, primo ricercatore del Cnr

“Il rischio è di imparare a pappagallo”

di Sofia Silveri20 Novembre 2025
20 Novembre 2025
analfabetismo

Massimo Arattano, primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche

L’analfabetismo funzionale mette in crisi la nostra società sotto più punti di vista, ma esiste una realtà parallela che vuole combattere questo fenomeno. Ce lo racconta Massimo Arattano, primo ricercatore del Cnr.

Come è nata la campagna “Accendi la tua intelligenza” per combattere l’analfabetismo funzionale?

“La ricerca è iniziata in maniera piuttosto casuale, nel senso che arrivando io al Consiglio Nazionale delle Ricerche nel 1988 dovetti occuparmi fin da subito dei tesisti. E semplicemente mi sono accorto che questi ragazzi non sapevano esprimersi sia a livello scritto che a livello orale. Poi mi sono confrontato coi colleghi più anziani e ho scoperto che loro avevano notato la stessa cosa. E ho pensato di proporre una ricerca che fosse finalizzata a individuare degli esercizi per migliorare questa condizione”.

Quando nasce l’analfabetismo funzionale? 

“Era stato da poco codificato dall’Unesco, anche se noi poi durante le nostre ricerche bibliografiche abbiamo trovato delle chiare denunce del problema dell’analfabetismo funzionale e della difficoltà espressiva conseguente degli studenti risalenti addirittura agli anni 20 del secolo scorso”. 

Quali sono i fondamentali dell’apprendimento, esercizi utili per contrastare il fenomeno?

“Ne esistono sei e man mano aumenta il livello di difficoltà. Sono gesti cognitivi che possiamo definire le basi dell’apprendimento, così come nel tennis esistono dei gesti tecnici di base che vanno costantemente allenati. A seguito di una serie di brainstorming è venuta fuori un’idea apparentemente banale: provare a far dare ai ragazzi una definizione di parole di uso quotidiano (es: tavolo, muro, sedia, ecc.). Abbiamo scoperto che c’erano delle difficoltà notevoli, ma la cosa più interessante è che molti dei ragazzi ci hanno raccontato che con questo esercizio riuscivano a studiare con più facilità. Nel tempo, proponendo questo tipo di esercizio a diversi studenti per diverse ore, si notava visibilmente un miglioramento della capacità della padronanza lessicale”. 

Come mai migliora anche la capacità di apprendere?

“Abbiamo capito che l’apprendimento è un’operazione di traduzione di parole lette da un libro o ascoltate da un insegnante in concetti. Ma se tu non sai fare l’operazione opposta con facilità, cioè tradurre concetti che conosci in parole sarebbe come imparare una lingua facendo solo traduzioni”.

Quali sono i rischi concreti dell’analfabetismo funzionale sull’apprendimento scolastico?

“Si rischia di fare quello che molti studenti fanno, cercare di ripetere più o meno scimmiottando quello che si trova sui libri. Si impara a memoria, come una poesia, senza comprensione. L’ingegnere e politico Gustavo Colonnetti diceva ‘quando io interrogo mi rendo proprio conto che se faccio il tentativo di andare aldilà delle parole che lo studente usa evidentemente prese dai libri e quindi cerco di vedere se ha capito, sottopongo quello studente a una tortura, perché non è in grado di rispondere, non avendo capito i concetti’”.

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