HomePolitica Balneari, sì del Cdm alla riforma. Spiagge a gare dal 2024, stop al caro-ombrellone

Spiagge e stabilimenti
a gara dal 2024
Stop al caro-ombrellone

Il governo approva la riforma

Concessioni assegnate tramite concorso

di Thomas Tomassini16 Febbraio 2022
16 Febbraio 2022

Dal primo gennaio 2024 le concessioni balneari saranno messe a gara. E le assegnazioni saranno soggette a investimenti per migliorare la qualità dei servizi  e interventi tesi a garantire maggiore equità nei prezzi. 

All’unanimità il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento sulle concessioni che, spiegano da Palazzo Chigi, è articolato su due parti. La prima consiste in un emendamento al ddl Concorrenza già incardinato in Parlamento, con norme applicabili in seguito all’approvazione definitiva. Queste norme prevedono che le concessioni attuali, comprese quelle in proroga, continuino a essere efficaci fino al 31 dicembre 2023. 

Il disegno di legge

Le concessioni verrannoassegnate con procedure concorsuali a evidenza pubblica. Poi spetterà al governo “l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative”. Gli obiettivi della delega, sottolinea Palazzo Chigi, sono quelli di “assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo; favorirne la pubblica fruizione; promuovere una maggiore concorrenza sulle concessioni balneari”. 

Per quanto riguarda i “principi e criteri dei decreti legislativi” vengono sintetizzati in un “equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate”; così come nell’affidamento delle concessioni nel rispetto dei principi di imparzialità, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con bando di gara almeno 12 mesi prima della loro scadenza. 

La scelta dei concessionari

Per quanto riguarda i “criteri per la scelta del concessionario” ne vengono indicati alcuni. Tra questi un’esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori. I soggetti incaricati dovranno aver avuto nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura, una concessione come prevalente fonte di reddito per loro e per il proprio nucleo familiare. Saranno previste clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente; la durata della concessione per un periodo non superiore a quanto strettamente necessario per garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici.

La sentenza del Consiglio di Stato

Il premier Mario Draghi in autunno aveva promesso un intervento dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che già a novembre aveva posto come limite per il regime di proroga il 31 dicembre 2023. Ma il nodo fatica a sciogliersi e ora l’Italia rischia una maxi sanzione da parte dell’Unione Europea.

 

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