Il fast fashion mette sotto scacco la moda consapevole. I consumatori spesso non conoscono cosa si nasconde dietro i vestiti che acquistano, come sottolinea a Lumsanews Marina Spadafora, ambasciatrice della moda etica nel mondo e coordinatrice nazionale italiana di Fashion Revolution.
Come possiamo sensibilizzare i consumatori affinché comprendano il vero costo celato dietro un capo da pochi euro?
“La sensibilizzazione dei consumer avviene attraverso l’educazione nelle scuole, la divulgazione attraverso i social media e i media convenzionali e attraverso libri dedicati all’argomento. Come relatrice parlo spesso a eventi e intervengo in diverse scuole oltre a dirigere programmi di master dedicati alla sostenibilità. Ho scritto il libro ‘la rivoluzione comincia dal tuo armadio’ per sensibilizzare la società”.
Quali strategie potrebbero adottare per emergere e cosa può fare il sistema per tutelarle e valorizzarle?
“Le piccole e medie imprese devono trovare delle strategie vincenti di comunicazione, anche attraverso i social media e devono riuscire a raccontare la loro storia. In modo tale che il consumatore possa capire cosa c’è dietro a una produzione locale e virtuosa”.
Quali sono le barriere culturali o sociali che impediscono una transizione più ampia verso una moda consapevole e di qualità?
“Secondo me la barriera principale è l’indifferenza e la mancanza di informazione da parte dei consumatori. Di solito quando vengono a conoscenza del costo ambientale e sociale del fast fashion si comportano diversamente. Da parte di noi associazioni c’è l’impegno a far passare leggi che regolino l’industria come la recente nuova strategia dell’Unione europea per il tessile sostenibile varata nel 2022, che si tramuterà in legge in tutti i paesi europei entro il 2030”.


