Bersani-Grillo: alla ricerca di un difficile accordo. Ipotesi governissimo. E il Parlamento apre in anticipo

«Grillo decida cosa fare o si va tutti a casa, anche loro». Pierluigi Bersani non si arrende all’ingovernabilità  e lancia un ultimatum al comico genovese. Nella giornata in cui il Movimento 5 Stelle organizza la prima (segreta) convention dei neoeletti e i parlamentari grillini iniziano a prendere confidenza con il Palazzo, il segretario Pd rivendica il suo diritto a formare il nuovo governo; o almeno, a tentare di farlo.

Per Bersani, ospite di Fazio a “Che tempo che fa”, i numeri parlano chiaro: la coalizione di centrosinistra ha la maggioranza in entrambe le Camere; tradotto: il primo nome cui Napolitano dovrà affidare l’incarico non potrà che essere il suo; poi, eventualmente, si vedrà. Grillo, però, non sembra essere d’accordo fino in fondo perché, se ha mostrato in questi giorni la disponibilità a far votare i provvedimenti in linea col “non programma” dei Cinquestelle, rispedisce al mittente l’ipotesi di votare la fiducia a chicchessia. Peccato che senza fiducia non si va da nessuna parte, è scritto nella Costituzione; Grillo dovrà farsene una ragione.
Prove tecniche di esecutivo. Anche perché un governo Bersani-5Stelle sembra l’unico in grado di reggere agli urti della fragile maggioranza consegnata al Paese dalle ultime elezioni. Vendola, ad esempio, non sente ragioni: «Con il Movimento 5 Stelle — afferma con convinzione il leader di Sel — il confronto è possibile; altrimenti meglio riaprire le urne»; un governo di pochi punti (otto), di cambiamento, capace di attirare i favori dei grillini. Di parere contrario Berlusconi secondo cui, al contrario, l’unica via percorribile in questo momento è quella del governissimo Pd-Pdl; anche se molti elettori di centrosinistra rifiutano un esito del genere. Intanto il tempo stringe; l’incertezza regna sovrana e i mercati certamente non la prendono bene; figuriamoci, poi, i governi.
Verso il primo giorno di scuola. Nel frattempo, in attesa che i pezzi trovino una composizione coerente, la prima convocazione del nuovo Parlamento è stata anticipata dal 15 al 12 marzo; bruciare le tappe potrebbe indurre al dialogo. L’elezione dei Presidenti delle Camere, inoltre, darebbe qualche indicazione in più su quel che attenderà il governo in pectore il giorno del voto di fiducia, fornendo al capo della Stato gli elementi per fare scelte ponderate ed affidare l’incarico di governo con le idee sufficientemente chiare. Anche se, per ora, la soluzione del rebus sembra ancora lontana; soprattutto se Grillo continua a tenere un atteggiamento riluttante nei confronti dei fondamenti costituzionali.
Ostruzionismo grillino. Ancora ieri, durante l’incontro romano con i 163 parlamentari “a 5 stelle” (una convention ancora una volta vietata ai giornalisti, in linea col credo del Movimento), ha definito l’articolo 67 della nostra carta fondamentale (che non impone alcun vincolo di mandato ai parlamentari) una “circonvenzione di elettore” avvertendo i suoi che, una volta “dentro”, saranno controllati a vista. Grillini che, in occasione dell’apertura domenicale al pubblico della Camera, hanno iniziato a prendere confidenza con gli scranni che tra una settimana li ospiteranno. Lo hanno fatto, una volta di più, in stile Cinquestelle: mimetizzati tra la folla per non essere intercettati dalla stampa; una delle ultime occasioni in cui potranno farlo. Perché, nel momento in cui si apriràla XVII legislatura, non ci sarà più di modo di nascondersi, smarcarsi e tergiversare. Anche per loro inizierà il tempo della responsabilità.  

Marcello Gelardini