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HomeEconomia Bruxelles lima le stime sull’Italia. Deficit al 3% già nel 2025, Pil limato a +0,4%

Previsioni Ue per l'Italia
Deficit al 3% già nel 2025
Debito pubblico in affanno

Nel 2026 crescita dello 0,8%

Intanto migliorano i conti pubblici

di Pietro Bazzicalupi17 Novembre 2025
17 Novembre 2025

Unione europea, Bruxelles | Foto Ansa

BRUXELLES – La frenata dell’economia italiana costringe Bruxelles a rivedere le stime. La Commissione europea taglia le previsioni di crescita e, pur riconoscendo un miglioramento dei conti pubblici, ridisegna un quadro di luci e ombre per il Paese. 

Nelle previsioni autunnali, il Pil è atteso in aumento dello 0,4% nel 2025, ben al di sotto lo 0,7% registrato a maggio. Per il 2026 e 2027, la crescita non andrà oltre lo 0,8%, segno che la ripresa rimane debole e vulnerabile. 

Notizie incoraggianti arrivano, però, sul fronte dei conti. Il rapporto tra deficit e Pil dovrebbe rientrare nella soglia del 3% già nel 2025, per poi scendere al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027. Un percorso, come confermato dal commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis, che permetterebbe all’Italia di uscire con un anno d’anticipo dalla procedura per disavanzo eccessivo. Il traino? Una politica di bilancio definita “restrittiva” da Bruxelles nel biennio 2024-2025 e neutrale nel 2026, quando i fondi del Pnrr rappresenteranno un sostegno aggiuntivo. 

Il debito pubblico resta però un nodo critico. Secondo le previsioni il rapporto atteso entro il 2027 si attesterà al 137,2%,  portando l’Italia tra i soli quattro Stati membri dell’Ue con un debito/Pil superiore al 100%, assieme a Belgio, Grecia e Francia. 

Più confortante il dato relativo al mercato del lavoro. L’occupazione crescerà dell’1% quest’anno per poi rallentare, mentre la disoccupazione è attesa al 6,2% nel 2025 e al 6% nel 2027. Se le previsioni saranno confermate, per la prima volta da anni il tasso italiano scenderà sotto quello medio dell’eurozona. 

I conti in ordine non bastano, l’Italia fatica nella crescita. Un equilibrio fragile, senza un’economia capace di accelerare, che l’Unione Europea continuerà a osservare da vicino.

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