Cannes, La Grande Bellezza di Sorrentino conquista la critica. “Come La Dolce Vita”

“La grande bellezza”, l’ultimo film di Paolo Sorrentino in concorso al Festival di Cannes, è sbarcato ieri sulla Croisette riscuotendo un enorme successo di critica, tanto da essere paragonato a “La dolce vita”, il capolavoro di Fellini di oltre mezzo secolo fa. E, in effetti, le analogie tra le due pellicole, come adichiara la stampa internazionale, ci sono eccome.

Il film di Sorrentino, lungo quasi due ore e mezzo, è la personificazione di una Roma decadente, popolata da ricchi vuoti e annoiati, che ogni sera frequentano una festa diversa in cerca di un divertimento asettico a base di musica assordante, balle di gruppi, drink e coca.
Scrittori falliti, spogliarelliste mature e disilluse, nobili decaduti, presudo-intellettuali, bacchettoni benestanti, imprenditori cinici e vacui, nani editori e artisti improbabili, ex soubrette distrutte da droga e alcol, monsignori che parlano solo di cibo e sante che si nutrono solo di radici «perché le radici sono importanti». Tutto questo e molto altro è “La grande bellezza”.
«Paolo Sorrentino ha rimesso in scena “La dolce vita” cinquantaquattro anni dopo – afferma Paolo D’Agostini, critico cinematografico deLa Repubblica- Un film di enorme ambizione: schiacciante, sfrontata e temeraria». «Davvero bellissimo – dice il giornalista dell’Irish Time – è davvero molto triste e nello stesso tempo divertente, ha uno stile surreale ma in realtà è pieno di senso. E’ bello, come lo era “Il Divo”. Anche se il suo è un cinema in cui al centro c’è il regista, l’attore protagonista era bravissimo». «Mi è piaciuta – dice un giornalista danese – la ricerca del senso della sua vita e della bellezza del protagonista. E il modo in cui ha usato la musica». C’è chi dice «mi è piaciuto, ma non sono ancora in grado si spiegarlo. Ci devo pensare». Sorrentino assicura di aver voluto raccontare Roma con gli occhi del turista «come un visitatore sopraffatto dalla meraviglia. Come Marcello ne “La dolce vita” di Federico Fellini – continua il regista – Jep Gambardella (anch’egli giornalista, ndr) vive di notte e passa da una festa all’altra, da una donna all’altra, vedendo scorrere la grande città degradata, gente senza identità, persone sconfitte la cui sofferenza e tragedia umana viene esaltata dal confronto impietoso con la grande bellezza della città di Roma».
Il film, specchio della società italiana moderna, debutta questa sera nelle sale italiane e, secondo i pronostici, sarà uno dei successi del Box Office, magari trainato anche dal probabile alloro di Cannes.

Claudia Nardi