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“Da Striano oltre diecimila accessi abusivi”

Caso dossieraggio, Cantone
in commissione Antimafia
"10mila accessi abusivi"

Il procuratore: "Striano non agiva solo"

Melillo: "Incrinata immagine Antimafia"

di Chiara Esposito07 Marzo 2024
07 Marzo 2024

ROMA – Il finanziere Pasquale Striano avrebbe effettuato oltre diecimila accessi alla banca dati della direzione nazionale Antimafia. Più di 33mila i file scaricati. Una “ricerca spasmodica di informazioni”, con numeri “inquietanti” e “mostruosi” destinati a “crescere in modo significativo” con l’avanzare delle indagini. Parole del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, sentito questa mattina, 7 marzo, in Commissione parlamentare Antimafia in merito all’inchiesta sul presunto dossieraggio. 

Partendo dall’esigenza di “ripristinare la verità sui fatti” per tutelare “un’istituzione sacra come la procura nazionale”, Cantone ha fornito ulteriori dettagli sul caso. Di tutti i nomi emersi nei dossier “165 accessi complessivi riguardavano soggetti vip”. Ciò non implica, tuttavia, che le ricerche siano state effettuate necessariamente per “attività informativa”. Certo, però, è che il mercato delle Sos – le segnalazioni di operazioni sospette – “non si è affatto fermato”. Una delle informazioni trapelate nella prima fuga di notizie “non era stata vista da Striano” ma da qualcun altro che “continuava a vendere sottobanco le Sos”. 

Nel mirino degli “accessi abusivi” anche “altre banche dati”, ha spiegato Cantone, secondo cui Striano “operava in un pool” di cui era il coordinatore. Le indagini dovranno quindi accertare la rete di relazioni di Striano con l’obiettivo di arrivare alla “prova del mandante”, sebbene risulti già accertato che non “abbia avuto rapporti con agenti segreti stranieri”. 

Dichiarazioni, queste, che avallano l’ipotesi  del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo secondo il quale il finanziere non avrebbe agito da solo. Per Melillo, che nel pomeriggio del 7 marzo sarà audito dal Copasir insieme a Cantone, si tratta di condotte “difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale”. Come  dichiarato ieri in commissione Antimafia, quindi, non sarebbe stata un’azione “concepita da un singolo ufficiale infedele”. 

Se è vero che i fatti commessi sono “estremamente gravi”, allo stesso tempo Melillo si è scagliato contro i tentativi di strumentalizzazione del caso dossieraggio. Soprattutto contro quelle polemiche volte non “ad analizzare la realtà” ma a “incrinare l’immagine” della Direzione nazionale antimafia. 

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