Si è conclusa stamattina la fuga dei tre detenuti evasi dal carcere di Favignana, isola in provincia di Trapani, nella notte di sabato. Una fuga da film, bloccata questa mattina dal Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria e dai carabinieri. Nel più classico dei copioni, i tre avevano segato le sbarre della cella ed utilizzato delle lenzuola come funi per calarsi giù, riuscendo ad eludere il sistema di sorveglianza delle telecamere del carcere di massima sicurezza.
Si tratta di detenuti “di calibro”: Adriano Avolese, condannato all’ergastolo per omicidio; Giuseppe Scardino e Massimo Mangione, condannati rispettivamente a 15 anni e 12 anni 8 mesi per una serie di rapine violente ed il tentativo di omicidio di un poliziotto a Scoglitti, una frazione di Vittoria. La fuga aveva scatenato il terrore sull’isola, setacciata dalle forze dell’ordine, che ritenevano improbabile che i tre detenuti avessero potuto lasciarla per via delle proibitive condizioni del mare.
Gli evasi sono stati sorpresi ed arrestati al porto mentre stavano tentando di rubare un gommone per fuggire. Uno dei tre, Massimo Mangione, ha cercato di darsi di nuovo alla fuga lanciandosi in mare e ritornando successivamente sulla terraferma quando le motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto hanno illuminato l’acqua, prima di venire bloccato dai militari dell’arma nelle campagne circostanti. I detenuti sono stati quindi trasferiti da Favignana a bordo di una motovedetta.
“Un’operazione brillante” l’ha definita Donato Capece, il segretario del sindacato autonomo dei lavoratori della polizia penitenziaria. “Ma questo grave episodio – sottolinea – deve essere l’occasione per ripensare davvero lo stato della sicurezza precario delle carceri italiane. Le evasioni sono la più evidente dimostrazione di un sistema farraginoso che non regge più, dove le telecamere anti-intrusione ed anti-evasione non funzionano e mancano gli agenti della polizia penitenziaria. Coloro che hanno la responsabilità di guidare il ministero della Giustizia si dovrebbero dimettere dopo tutti questi fallimenti”, conclude Capece nel suo comunicato.