Tante le promesse pochi i fatti. Nei primi cento giorni il governo 5 stelle-Lega non ha messo il turbo, come annunciato in campagna elettorale. Il Consiglio dei ministri ha approvato soltanto sei decreti legge. Un numero inferiore rispetto all’operato dei governi precedenti nello stesso periodo: otto con Gentiloni e undici con l’esecutivo Renzi. Si fermano a sedici, invece, i decreti legislativi. Ad essere più numerose sono le riunioni dei Consigli dei Ministri. Il governo giallo-verde si è riunito diciassette volte. Determinanti sono state le emergenze di questa estate, dalla tragedia del ponte Morandi alla questione migranti, che hanno rallentato il lavoro dell’esecutivo.
L’unico provvedimento considerato di peso è stato il decreto dignità. Una legge che tra i suoi obiettivi vuole ridurre la precarietà del lavoro e sanzionare le imprese che de-localizzano all’estero. Dei sei decreti quattro sono stati già convertiti in legge. Tra questi l’esecutivo ha individuato una nuova sede per il tribunale di Bari, dichiarato inagibile, e donato una decina di motovedette alla Guardia Costiera libica. Oggi dovrebbe invece arrivare l’ok del Consiglio dei ministri al ddl corruzione.
Rimangono ancora inevase le promesse della campagna elettorale. Molte di queste non vedranno la luce quest’anno. Lo confermano le recenti dichiarazioni di Salvini e Conte, che confermano una legge di bilancio “rispettosa delle regole”, riferendosi in particolare al rispetto del rapporto tra deficit e Pil richiesto dalla Ue. Flat Tax e reddito di cittadinanza dovranno quindi aspettare. La priorità per Matteo Salvini è ora il superamento della legge Fornero con l’introduzione di quota 100. L’obiettivo è di inserire le misure previdenziali con la legge di bilancio del 2019.
Sul versante immigrazione la linea dura di Salvini sembra aver ridotto drasticamente gli sbarchi. Tuttavia la stretta sui rimpatri, promessa nel contratto di governo, rimane ancora un obiettivo lontano. Il ministro dell’Interno aveva dichiarato di voler rimpatriare 500 mila irregolari. Un piano poi smentito dalla stessa Lega attraverso le dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
La giustizia sociale propugnata dal Movimento 5 stelle non sembra ancora aver preso piede. Il taglio dei vitalizi al momento è valido solo per la Camera, mentre la riduzione delle pensioni d’oro rimane ferma anche a causa dei dubbi della Lega. Il Carroccio sembra interessarsi poco del reddito di cittadinanza, ma Di Maio ha ribadito che rimane una priorità. Il cambiamento tarda ad arrivare.