Winston Churchill era a conoscenza del piano messo a punto dai generali britannici, coordinati da quelli americani, di bombardare l’abbazia di Montecassino. È questo quello che viene a galla dall’attenta indagine condotta da Nando Tasciotti nel suo libro ‘Montecassino 1944’. La responsabilità diretta del primo ministro inglese non è provata direttamente ma si evince in maniera piuttosto netta da alcuni telegrammi ritrovati dal giornalista nei National Archives di Londra e nel Churchill Archives Centre di Cambridge.
Nell’Italia del 1944, divisa e flagellata dalla guerra, si stanno sfidando le truppe tedesche e quelle anglo-americane. Lo scontro è aspro e si concentra per la maggior parte all’altezza della cosiddetta linea Gustav, che si estende dalla foce del fiume Garigliano al comune di Ortona. È il 15 febbraio del 1944 quando gli aerei alleati bombardano a più riprese il millenario monastero benedettino. Ma perché distruggere un monumento così importante? I vertici militari anglo-americani parleranno sempre di motivazioni scaturite dalla supposizione che i tedeschi vi si fossero arroccati all’interno traendone beneficio. I fatti li smentiranno. Al termine del bombardamento infatti, non una sola divisa tedesca verrà rinvenuta sotto le macerie e la scelta di radere al suolo l’abbazia si rivelerà un errore madornale degli alleati, che non solo avrebbero distrutto un monumento così importante senza una valida ragione ma non ne avrebbero tratto nemmeno nessun vantaggio dal punto di vista militare dato che i tedeschi si arroccano sulle rovine prolungando lo scontro. Ma chi prese la decisione di bombardare il monastero? La storia ci rimanda ad una decisione dei generali Freyberg ed Alexander. Ma una più attenta analisi ci porta dritti al primo ministro Winston Churchill. Ufficialmente il premier britannico non rilasciò dichiarazioni sull’abbazia di Montecassino e sulla sua distruzione, né prima né tantomeno subito dopo il bombardamento. Ma una ricerca sullo scambio di telegrammi tra Churchill ed i suoi generali impegnati al fronte dimostra invece il suo pieno ed attivo coinvolgimento nelle decisioni prese. Ne sono la prova i telegrammi inviati poche ore prima del bombardamento dallo stesso Churchill al generale Alexander nei quali il premier britannico si domanda: “Quando propone di lanciare l’attacco Freyberg?”. Ed ancora: “Aspetto notizie dell’attacco di Freyberg”. O anche l’enigmatico telegramma che Roosevelt inviò allo stesso Churchill la sera stessa di quel fatidico 15 febbraio: “Sono molto sollevato dalle notizie che arrivano dall’Italia”. Il premier britannico non volle mai approfondire questo argomento e solo dopo molti anni ammise l’errore di quell’attacco. Trattò il tema di Cassino e dell’abbazia nel suo monumentale libro ‘La seconda guerra mondiale’, per il quale vinse anche il premio Nobel, ma non chiarendo mai la propria responsabilità per l’attacco all’abbazia.
Mario Di Ciommo