In un’intervista a Lumsanews, la regista e documentarista televisiva Anna Maria Bianchi Missaglia, dal 2012 membro dell’Associazione CarteinRegola, attiva nella tutela del patrimonio culturale romano, parla dei rischi nascosti dietro all’emendamento proposto da Fratelli d’Italia in Commissione Urbanistica alla Regione Lazio per riqualificare i cinema chiusi da oltre un decennio.

Logo dell’associazione Carteinregola
Bianchi, riqualificare i cinema come palestre e fast food è l’unico modo per restituirli alla collettività?
“Devo dire che purtroppo il cambio di amministrazione alla guida della Regione non ha migliorato la situazione. Così si sta decidendo di lasciare le mani libere ai grandi fondi immobiliari e ai proprietari delle sale cinematografiche di convertirle in attività totalmente diverse. Se in un cinema puoi destinare il 50 per cento della sua superficie alla realizzazione di palestre a pagamento non è più uno spazio culturale.”
L’abbandono dei multisala è un problema che ritorna periodicamente. Di recente, però, ad accendere i riflettori sulla vicenda è stata anche l’acquisizione da parte di una società d’investimento olandese delle nove sale di proprietà dell’imprenditore Massimo Ferrero. Che ne pensa?
“C’è sicuramente un interesse dei grandi investitori stranieri per la nostra Capitale. Stanno sorgendo, per esempio, alberghi di lusso dappertutto. Questo non è necessariamente un aspetto negativo. Però è chiaro che in queste situazioni ci si aspetta che la politica ponga delle regole per bilanciare gli investimenti economici in modo che non vadano a danneggiare il bene collettivo. Bene che arrivino i soldi, ma bisogna vedere come questa ricchezza viene distribuita. Altrimenti il rischio è che siano garantiti solo i diritti di pochi e a prevalere sia la legge del più forte, dove chi ha più soldi modifica la città sulla regola del profitto.”
Il fondo olandese è entrato nel mondo dei multisala della Capitale mentre in Regione si discute la norma sul cambio di destinazione d’uso dei cinema. Come interpreta questa coincidenza?
“Nel caso specifico delle sale cinematografiche, con la nuova norma sulla semplificazione urbanistica mi chiedo cosa può diventare una superficie come quella del cinema Adriano, posta in una zona strategica della città come Piazza Cavour, senza aspettare di essere chiusa da più di 15 anni. Il discorso è sempre lo stesso: destinare metà della superficie ad attività ricreative come bar, ristoranti e palestre è comunque un investimento più redditizio per i proprietari anziché lasciare tutto lo spazio adibito a multisala. È molto preoccupante”.
L’appello di registi e attori è riuscito a smuovere il presidente Rocca, che ha aperto un tavolo di confronto in Regione. C’è ancora speranza per i cinema?
“L’appello dei personaggi del cinema in qualche modo lo avevo sollecitato anche io nel mio piccolo, ricordando Vittorio De Sica e Anna Magnani a Piazza del Popolo il 20 febbraio 1949 (dove si tenne un comizio in difesa del Cinema italiano, ndr). Sicuramente è un fatto positivo. Com’è positivo che grazie a questi nomi la vicenda sia diventata di dominio pubblico. Perché era importante che la società civile venisse a conoscenza delle scelte politiche di chi, eletto democraticamente, deve salvaguardare l’interesse pubblico e non quello delle categorie imprenditoriali legate solo al profitto e basta”.