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Cinquant’anni fa moriva Jack Kerouac, simbolo della beat generation

di Tommaso Franchi21 Ottobre 2019
21 Ottobre 2019

Cinquant’anni fa, il 21 ottobre del 1969, moriva Jack Kerouac. Fu simbolo della Beat Generation, il movimento che negli anni 50 si affermò come un’onda anomala sull’arte e sulla letteratura americana. Il suo corpo venne ritrovato in una casetta a St. Petersburg, in Florida, dove si era trasferito per fuggire dalle città affollate e dalle luci del successo.
Una morte solitaria, figlia dell’alcool e degli eccessi che l’autore si era concesso nel corso della  vita.

Kerouac era conosciuto come il “vagabondo errante” o il “clericus vagans”, ma dietro i suoi viaggi si nascondeva un’anima silenziosa e introspettiva.
Quando non viaggiava rimaneva a casa vicino a sua madre, la sua “memere”, chiamata così nella sua opera principe “On The Road”. “Sulla Strada”, appunto, è la sintesi della sua vita trascorsa tra la Route 66 e gli angoli nascosti degli Stati Uniti.

Ann Chartes, autrice della sua biografia, parla di lui come di un uomo che non riusciva a fare a meno dell’asfalto dove poggiare i piedi, l’unico modo per restare a terra fuggendo dalla confusione della contemporaneità.

Jack Kerouac, insieme ad Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti, si fece portatore delle istanze di una gioventù nascosta, definita “ribelle e bruciata” dai critici dell’epoca ma piena di vita per gli esponenti della Beat Generation. Una vita che per Kerouac si traduceva negli “Autobus americanos”, nelle scritte a Chicago e New York, nei libri e nei caffè dimenticati sul bancone, gli stessi che l’autore amava descrivere nel suo “On The Road”.

In un’intervista rilasciata alla giornalista Fernanda Pivano disse di essere un “giovane nostalgico e malinconico”, esattamente come i ragazzi figli della Beat Generation, che si ispirarono a lui per fuggire dall’alienazione.

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