"Italia in ginocchiose aderisse al Messervono gli Eurobond"

L'economista Cesaratto a Lumsanews "Intervento illimitato della Bce"

“La Bce deve fare un intervento illimitato per portare i tassi di interesse di tutti i Paesi vicino allo zero”. Sergio Cesaratto, professore ordinario nel Dipartimento di Economia Politica e statistica dell’Università degli Studi di Siena, ha recentemente pubblicato “Sei lezioni di Economia” (Diarkos, 2019). Ieri ha scritto un articolo su “Il Fatto Quotidiano” sulle ripercussioni economiche per l’Italia della epidemia da coronavirus. Lumsanews lo ha intervistato.

Professore, ha scritto che le affermazioni di Christine Lagarde della scorsa settimana su una Bce che non ha il compito di ridurre lo spread non sono state casuali. Perché?

“Un personaggio di quel livello non dà risposte a caso. Non è stata una gaffe, non l‘ha fatto nemmeno con l’intento di gettare nello scompiglio i mercati. Ha esternato quello che lei ritiene siano i limiti dell’intervento della Bce. In Europa ci sono i falchi e le colombe. In quel momento la Lagarde si è schierata con i falchi”.

Nella sua visione la Bce sta adottando misure insufficienti?

“Gli spread sono scesi grazie alla politica della Bce, ma non sufficientemente. Oggi lo spread è a 206, ancora troppo per l’Italia, in un momento in cui deve ricorrere in maniera molto forte all’indebitamento pubblico. Il rapporto debito/Pil aumenterà dato che, al denominatore, il Pil sta crollando e il debito, al numeratore, sta aumentando. Siccome il Pil sta crollando, il rapporto debito/Pil aumenta comunque, e per giunta il debito aumenterà. In questo momento occorre che sul nostro debito paghiamo tassi vicini allo zero. L’intervento della Bce adesso dovrebbe essere illimitato, in modo da portare i nostri tassi al livello francese e tedesco”.

L’Italia ha chiesto aiuto al Mes. Questo avrà delle conseguenze?

“Se l’Italia ricorre al Mes (il fondo salvastati su cui v’è stata molta polemica a fine dello scorso anno) nelle condizioni in cui ci troviamo, adesso non avranno il coraggio di imporci nulla. Ci diranno: “Prendetevi i soldi ma i conti li facciamo dopo”. Se e quando la crisi sanitaria finirà, ci imporranno la ristrutturazione del debito considerato insostenibile. Questo significa fare una politica in cui il debito verrà tagliato con pesanti conseguenze sulle banche, sulle imprese e i risparmiatori italiani. I mercati sanno che se ricorriamo al Mes adesso la prospettiva sarà questa, quindi gli spread aumentano. Dovremmo ricorrere a una pesante austerità fiscale, come del resto è previsto dall’accordo con lo stesso Mes: dovremo restituire questo prestito”.

Come è successo con la Grecia?

“Al tempo degli aiuti europei la Grecia era sana nonostante tutto, e poi è diventata moribonda in seguito all’austerity. L’Italia però è già moribonda. La prospettiva di rigore avrebbe conseguenze devastanti. C’è poi un altro problema con il Mes, il suo intervento non è risolutivo, può essere solo complementare”.

Qual è la sua opinione sulla proposta di emettere eurobond?

“Con gli eurobond, chi emette titoli del debito è l’Europa. Quindi diventa un debito europeo. L’Europa non ha una politica fiscale comune. L’organo di governo fiscale, l’eurogruppo, non è nemmeno riconosciuto nei trattati. Gli eurobond sarebbero l’inizio di una politica fiscale europea. Però per certi versi questo è un modo per ingabbiarsi di più in Europa e già siamo molto ingabbiati. D’altra parte, gli eurobond non devono essere solo legati all’emergenza contingente, potrebbero essere l’inizio di un cammino comune per europeizzare tutti i debiti pubblici, con la condivisione anche dei rischi in tutta l’Europa. Chiaramente la Germania non è favorevole, perché, avendo interessi zero sul debito, sarebbe costretta a pagare di più. Però del resto questo è il prezzo che devono pagare per l’Europa, dalla quale hanno avuto tanti vantaggi”.

Se dovesse dare una ricetta per uscire da questa crisi, quale sarebbe?

“La Bce deve fare un intervento illimitato per portare i tassi di interesse di tutti i Paesi vicino allo zero. Contemporaneamente, sarebbe bene che i maggiori debiti nazionali venissero emessi sono l’egida della Bce come eurobond. La soluzione è la combinazione di queste due cose. La Bce dà garanzie sui debiti pubblici nazionali preesistenti e il nuovo debito pubblico viene emesso tramite eurobond. Sarebbe una risposta europea adeguata”.

Teme una speculazione dei paesi stranieri che, approfittando della nostra debolezza, potrebbero saccheggiare le nostre imprese?

“L’Italia è alla mercé dei mercati e con un’epidemia galoppante. Speriamo di trovarci tra qualche settimana nella situazione cinese, per poter cominciare a risollevare la testa. Saremo economicamente a pezzi e vediamo se l’Europa ci ricatta imponendoci il Mes, se lo facesse sarebbe devastante. Certamente con la Borsa che è molto in calo, comprare le nostre imprese costa poco. C’è il pericolo di uno shopping delle aziende nazionali. Il problema adesso è che con la interruzione delle attività produttive le imprese non chiudano. Speriamo che le misure del governo siano le più tempestive possibili in modo che queste interruzioni non divengano definitive. Adesso molte chiusure sono inevitabili per salvaguardare la salute pubblica”.

Cosa pensa complessivamente della nostra presenza nell’Unione Europea? Lo spiega bene anche nel suo libro “Sei lezioni di economia”.

“Finora l’Europa ci ha piuttosto deluso, e forse da soli saremmo stati meglio. L’Italia in questi 20 anni di euro ci ha rimesso tanto, ma non si può tornare facilmente indietro. L’unione monetaria europea è incompleta. Ha solo la politica monetaria in comune con l’obiettivo esclusivo della stabilità dei prezzi. Non ha una politica fiscale comune. Bisognerebbe realizzarla con l’obiettivo della piena occupazione. La Bce dovrebbe essere come la Fed americana, dove la politica monetaria resta al servizio della politica fiscale. Gli Stati Uniti hanno inoltre i trasferimenti fiscali tra gli stati, cioè gli Stati più forti sostengono quelli più deboli. C’è lì una solidarietà, un’unione politica, proprio quello che manca all’Europa, come preludio all’unione economica. Gli Stati Uniti sono un popolo, noi invece siamo tanti popoli, non ci riconosciamo nella bandiera europea. Non c’è solidarietà politica. Basta pensare alla Repubblica Ceca che ha rubato mascherine e ventilatori. Poi c’è il problema tedesco e dei paesi satelliti che hanno una politica mercantilistica, cioè di vendere ma non comprare, un comportamento squilibrante in Europa e nell’economia globale”.

Laura Bonaiuti

Laura Bonaiuti è nata a Fiesole (Fi) nel 1992. La sua passione è il giornalismo in qualsiasi sua forma. Vuole raccontare storie su carta, online, in televisione, su youtube e potenzialmente dappertutto. Ha scritto, tra gli altri, per La Repubblica (cartaceo e online) e ha collaborato con il programma televisivo Matrix su Canale 5 a Roma, dove si è trasferita da agosto 2017. Fa parte della redazione del mensile cartaceo “The New’s Room”. Adesso è giornalista praticante presso LUMSA Master School dove studia nel biennio 2018-2020. Nel maggio 2015 ha pubblicato il romanzo “Se nessuno sa dove sei” con Edizioni Piemme e "Non c'è posto per me" nel gennaio 2020 con Giunti.