"Chiudere le fabbricheun male necessarionon criminalizziamo il Mes"

L'economista Becchetti sul virus "Pensare all'helicopter money"

In piena emergenza Coronavirus gli italiani si stanno facendo alcune domande: quanti miliardi stiamo perdendo? L’Unione Europea ci sta aiutando? Ci rialzeremo o rischiamo un nuovo “effetto Grecia”? Abbiamo provato a mettere ordine sentendo Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata e promotore, su Avvenire, di alcune ricette economiche per uscire dalla crisi.

Professore, secondo lei quanti miliardi stiamo perdendo? 

«È ancora presto per dare i numeri, sappiamo solo che la perdita economica durerà fino a quando saremo esposti al virus, e chissà per quanto ne avremo ancora».

Lei ritiene utili i provvedimenti finora posti dal governo e dall’Unione Europea? 

«Sono stati fondamentali. La flessibilità di bilancio, lo sforamento del deficit e la sospensione del patto di stabilità sono fatti importanti. In questa fase poi c’è bisogno di una politica monetaria espansiva e la Bce ha fatto tanto in questo senso con il Quantitative Easing (750 miliardi in totale, ndr) e allentando i vincoli sulle ricapitalizzazioni delle banche».

Come mai nel Paese è diffusa la sensazione di abbandono da parte dell’Unione Europea?

«È un problema di comunicazione, c’è chi ha interesse a diffondere questa tesi e ha inquinato la rete. Basti pensare al caso Mes, spacciato sui social come un mezzo per portare la Troika in Italia».

E invece quale è il ruolo del Mes nell’emergenza? 

«Si tratta di fondi già pronti, l’idea del premier Conte è di usarli in maniera straordinaria per fronteggiare il Coronavirus».

Quale è il maggiore rischio che corre la nostra economia?

«Il problema sarà nel medio-termine, con l’aumento del rapporto Debito-Pil del nostro Paese e una grande esposizione a una spesa di interessi sul debito».

Come possiamo evitarla? 

«Io faccio due proposte, la prima è l’adozione di un Piano Wyplosz, che nel 2014 prevedeva l’acquisto del debito in eccesso del 60% del Pil di ciascun paese membro da parte della Bce che poi avrebbe ristrutturato lo stesso trasformandolo in un bond perpetuo a tasso zero. Oggi consisterebbe in un aumento di debito attribuibile totalmente all’emergenza Coronavirus e a tasso zero, così da sterilizzare nel futuro l’aumento di spesa d’interesse. In più si potrebbe emettere un bond di salute pubblica con esenzioni fiscali e a tasso molto basso per finanziare il sistema sanitario».

La seconda proposta?

«È un’ipotesi più radicale, l’Helicopter Drop of Money. In questo scenario la Bce concede degli assegni diretti ai cittadini delle aree più colpite dal Coronavirus, non configurando questi bonus come fondi dati agli Stati nazionali e quindi non creando debito. Come ha fatto la Banca centrale di Hong Kong, che ha versato 1300 dollari a ciascun cittadino per affrontare l’emergenza».

Secondo lei il governo italiano ha fatto bene a chiudere le fabbriche?

«Temo che il recente boom contagi in Lombardia sia legato all’apertura delle fabbriche, chiuderle è una misura dolorosa ma inevitabile».

Come valuta l’indennizzo da 600 euro dato ai lavoratori?

«Una buona cosa ma chiaramente ancora troppo poco, dovremo fare qualcosa in più».

Secondo lei l’Europa sarà unita nell’aiutare chi, come l’Italia, con l’emergenza Coronavirus ha perso di più? 

«È il salto di qualità che ci aspettiamo dall’Unione, va bene la libera circolazione delle persone ma bisogna fare di più. L’Europa dovrebbe emettere gli eurobond, titoli interamente finanziati dall’Unione».

Secondo alcuni economisti con il Covid bond ci caricheremmo di debiti e interessi, per poi fare la fine della Grecia. 

«Infatti c’è bisogno di un eurobond straordinario, che non sarebbe debito nostro ma europeo».

C’è il rischio, a emergenza conclusa, che alcune aziende straniere comprino asset strategici italiani? 

«Bisognerà vedere come staranno anche gli altri Paesi, ma il rischio c’è e si dovrà intervenire per evitarlo».

Giulio Seminara

Nato a Catania il 6 dicembre del 1991. Diplomato al liceo classico e laureato in Lettere Moderne con una tesi su Pier Vittorio Tondelli. Ha lavorato a LA7 come programmista e scritto per diversi quotidiani. Appassionato di cinema, politica e calcio. Gioca a ping pong, ascolta i cantautori e i Placebo.