La piazza del Campidoglio nel giorno delle decadenza della Giunta guidata da Ignazio Marino con le dimissioni di 26 consiglieri. Roma, 30 ottobre 2015. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

Comuni a rischio cracDebiti per 50 miliardiCittà verso il default

Allarme per Roma, Napoli e Torino Lazio e Valle d’Aosta in profondo rosso

Gli ultimi dati pubblicati dal Tesoro parlano chiaro. Le cifre sono drammatiche: a maggio di quest’anno sono oltre cento i Comuni italiani ufficialmente in stato di dissesto finanziario, e 160 in procinto di aprire procedure di “pre-dissesto”. Più di 250 amministrazioni cittadine dunque non sono più in grado di garantire servizi e pagamenti degli stipendi.

Sull’orlo del baratro città come Roma, Napoli, Torino, Catania. E poi le realtà più piccole, concentrate soprattutto in Calabria, con 28 comuni in default, e in Campania e in Sicilia, dove si contano decine di giunte comunali in pieno crac finanziario. Negli ultimi cinque mesi al ministero del Tesoro è arrivata al ritmo di una ogni 12 giorni una dichiarazione di pre-default da parte dellle amministrazioni locali. Su tutti preoccupa il Campidoglio, con i suoi oltre 1,3 miliardi di debiti che fanno capo alla sola azienda partecipata per il trasporto pubblico Atac. Per non parlare dei problemi di bilancio dell’Ama, che gestisce i rifiuti della capitale. Subito dopo troviamo il capoluogo campano, che non potrà rispettare i piani di rientro stabiliti nel 2012, e poi Torino, con un buco di bilancio finito sotto la lente dei giudici della Corte dei Conti.

Al ministero dell’Economia è scattato l’allarme: perché sono circa 50 i miliardi di rosso dei comuni italiani, 24,19 miliardi dalle città capoluogo e 23,25 dagli enti più piccoli. I conti non tornano dunque, le entrate provenienti dalle tasse locali sono insufficienti e i tagli effettuati dalle giunte comunali negli ultimi anni non hanno fatto che aumentare il buco nei bilanci.

Ad aggravare la situazione i contratti derivati, sottoscritti in passato da alcune amministrazioni cittadine con colossi della finanza internazionale, come Jp Morgan e Nomura. Che hanno finito per drenare miliardi dalle casse pubbliche, a tutto danno dei contribuenti. Perché con la legge finanziaria del 2002 gli enti locali hanno avuto la possibilità di acquistare, come un giocatore di borsa, strumenti finanziari anche ad alto rischio. Ma il loro uso è dilagato, scavando voragini sempre più profonde nei vari bilanci comunali. Anche le casse regionali non stanno meglio: tra le regioni più a rischio il Lazio, con un rosso da 29,56 miliardi, e poi la Valle d’Aosta, con 676 milioni: un debito che ripartito per ogni abitante, secondo le stime del Mef, ammonta circa a 5000 euro a testa.

Siria Guerrieri

Dottore di Ricerca, giornalista con la passione per Politica ed Esteri fin dai tempi dell’università. Nel 2010 e nel 2011 è a Washington DC per una borsa post-doc. Dal 2014 al 2016 collabora con la redazione di Rassegna, Rassegna.it e Liberetà, occupandosi di esteri e politiche dell'Unione Europea.