La Corte di giustizia Europea | FOTO ANSA

Corte europea rigettala procedura d'urgenzasul decreto Cutro

A rischio l'accordo Italia-Albania per la gestione dei migranti

ROMA – La Corte di Giustizia dell’Unione europea non ha accolto la domanda pregiudiziale d’urgenza avanzata dalla Corte di Cassazione sull’applicazione del decreto Cutro.

La Suprema Corte, dichiarato il suo difetto di competenza, rimette la questione alla Corte di Giustizia europea che, nella giornata del 14 marzo, rigetta la richiesta di un pronunciamento in via d’urgenza come richiesto dalla Cassazione. Il giudice di Lussemburgo ritiene, infatti, che la questione debba affrontarsi con procedura ordinaria.

Non si tratta di una bocciatura nel merito, ma la situazione di stallo potrebbe prolungarsi, come spiega a Repubblica Silvia Albano – presidente di Magistratura democratica e giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma -, per “uno o due anni”. Il che potrebbe avere effetti di non poco conto sul protocollo Italia-Albania: il trattenimento dei migranti richiedenti asilo, infatti, non potrà essere convalidato sulla base di una norma, di cui si dubita la compatibilità con il diritto europeo e su cui i giudici di Lussemburgo non si sono ancora espressi.

La vicenda è iniziata il 29 settembre del 2023 quando la giudice Iolanda Apostolico non ha convalidato il trattenimento di tre migranti tunisini fermati dal questore di Ragusa, disapplicando il decreto Cutro in quanto – a suo parere – contrario alle direttive europee in tema di richieste di protezione internazionale. Il Viminale, a mezzo dell’Avvocatura di Stato, ha quindi presentato ricorso contro i provvedimenti di Apostolico e di altri tribunali italiani che hanno preso decisioni analoghe. La questione è finita dunque davanti alla Corte di Cassazione che, dichiarata la propria incompetenza, ha rimesso la questione alla Corte di Giustizia Ue.

Maddalena Lai

Sarda, laureata in Giurisprudenza e aspirante giornalista. Mi piacciono la scrittura, la politica e i diritti. Ho una vocazione per le cause perse e le domande scomode.