Cultura per i diciottenni, il bonus è un flop: speso solo il 6% dei fondi

La cultura, dai libri ai film, dal teatro al museo, sembra finita nel dimenticatoio. Si è avverata la profezia dell’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti “con la cultura non si mangia”?

Per aiutare i neo-diciottenni a uscire da questo “immobilismo culturale”, Palazzo Chigi ha stanziato un Bonus cultura del valore di cinquecento euro, che i giovani possono sfruttare, attraverso un portafoglio virtuale, acquistando libri, ingressi al museo, aree archeologiche, cinema e teatro. Ma il bonus sembra essersi rivelato un flop. I ragazzi infatti faticano a ottenere le credenziali per la card e in 7 comuni su 8 non ci sono né musei né negozi convenzionati.

I numeri. Secondo i numeri dell’Agid su 572.437 diciottenni si sono autenticati con identità digitale solo la metà, 286.095, mentre gli iscritti a “18App”, l’applicazione creata appositamente per usufruire del bonus cultura, sono 230.000, ovvero il 40% degli aventi diritto. Anche per questo motivo, il governo è stato costretto a prolungare la scadenza dei termini di iscrizione fino al 30 giugno 2017, cinque mesi in più rispetto al primo termine di scadenza, nella speranza di far decollare l’iniziativa.

Da un’analisi del quotidiano “La Stampa” emerge che i comuni aderenti all’iniziativa sono in realtà molto meno di quelli annunciati dalla Presidenza del Consiglio: quattromila contro settemila.

I punti vendita convenzionati, inoltre, sono stanziati perlopiù nelle grandi città. Solo in mille degli ottomila comuni italiani, i ragazzi potranno spendere il bonus. Un dato che stride con quella che dovrebbe essere un’iniziativa accessibile a tutti i neo-diciottenni che studiano in Italia.

Le iniziative. Chiedendo informazioni agli enti culturali di Roma è emerso che Mondadori e Feltrinelli hanno già accettato – e continueranno a farlo –  come pagamento il bonus presentato dai neo-diciottenni. Queste aziende, infatti, non hanno trovato nessun problema nell’effettuare la transazione tramite App.

Differente è la situazione delle stesse catene ma in franchising, libere di decidere se accettare o meno il pagamento tramite bonus. Stessa cosa per le librerie autonome: una su due accetta il pagamento virtuale, purché non sia inferiore a cinquanta euro. Chi non lo fa, si giustifica spiegando come i tempi burocratici per diventare “librerie convenzionate” siano lunghi.

L’Auditorium della Conciliazione, come il Chiostro del Bramante, invece, dà la possibilità di usare il bonus cultura per il pagamento degli spettacoli in programma, ma solo se i biglietti si acquistano online. La loro vendita è riservata difatti ai circuiti Ticketone. A Castel Sant’Angelo da gennaio tutti i ragazzi possono pagare il biglietto attingendo al loro portafoglio virtuale, contrariamente ai Musei Vaticani, dove non sono previsti né riduzioni né pagamenti con i bonus sia per insegnanti che per studenti. Diverso il caso dei tour operator, come Citysightseeing, che non hanno aderito all’iniziativa. Per quanto riguarda i cinema, 3 su 5, soprattutto quelli della zona centrale, sono convenzionati per accettare il bonus come pagamento.

Cosa pensano i giovani. Nonostante le difficoltà talvolta riscontrate, sono tanti gli studenti entusiasti del bonus. Ragazzi che, fin da subito, sono entrati nello spirito dell’iniziativa proposta da Palazzo Chigi:

Tuttavia ce ne sono altri che, viste le tante complicazioni derivanti dall’utilizzo della App, hanno denunciato i problemi ai principali quotidiani italiani e sulle piattaforme social. Su Facebook, ad esempio, sono nati alcuni gruppi chiamati “Bonus Cultura diciottenni”, sui quali hanno raccontato le loro esperienze non sempre positive. Tra i messaggi ricorrenti, spiccano lamentele riguardanti la difficile autenticazione delle credenziali e la scarsità di adesione da parte delle librerie, cinema, teatri e musei.

Non è mancato chi ha preferito rivendere il proprio bonus, montando un macchinoso “mercato nero” del libro.  È successo a Bari, dove qualche studente ha comprato dei libri per conto di terzi, per poi farsi restituire in contanti la somma spesa. In questo modo chi non ne ha diritto, ha invece accesso ai vantaggi provenienti dall’iniziativa, mentre l’intestatario del bonus ne trae un guadagno illecito. Infatti, le condizioni d’uso prevedono che i titolari non possano acquistare libri per conto di terzi che altrimenti li pagherebbero la metà.

Cosa pensano gli scrittori. Il dibattito, comunque, resta ancora infuocato. Soprattutto quando si entra nel merito della politica e delle scelte del governo Renzi. I più critici sostengono che anziché disperdere risorse delle quali non si comprende quale dovrebbe essere il destino in caso di mancato utilizzo, sarebbe stato più utile mettere in campo un piano di interventi strutturati per sostenere la scuola nelle proprie funzioni socio-educative e culturali. In merito, abbiamo sentito il parere di Valerio Magrelli, poeta, scrittore saggista e accademico italiano, che ha definito il bonus “panem et circenses” o al massimo un “contentino”  e di Andrea Carraro, scrittore e giornalista, entusiasta dell’iniziativa rivolta ai giovani italiani e soprattutto stranieri.