Cyberbunker contro Spamhaus, uno degli attacchi più grandi della storia di internet

E’ cominciato tutto una settimana fa, ma è diventato più visibile e seriamente preoccupante soltanto nelle ultime 48 ore. L’ennesimo allarme di cyber-attacco, uno dei più grandi della storia, giunge da New York. Secondo alcune indiscrezioni a scatenare l’offensiva sarebbe stato Cyberbunker, il server olandese, che trae il proprio nome dal suo quartier generale, un ex bunker della Nato. A contrastare l’attacco è stata Spamhaus, uno dei gruppi anti-spam più importanti su internet, che nelle ultime settimane aveva aggiunto alla lista nera Cyberbunker perché responsabile di promulgazione di contenuti non trasparenti.

La guerra dei due mondi. Il braccio di ferro tra la compagnia Spamhaus, che ha base a Londra e a Ginevra, ela Cyberbunker è iniziato quando la prima ha inserito la seconda nella sua lista nera perchéla Spamhaus credeva che Cyberbunker desse spazio sul suo server a siti pedopornografici e legati al terrorismo. Lo scorso 19 marzo Spamhaus viene colpita da un primo attacco DDoS, ossia un denial of service, attacco in cui si cerca di portare il funzionamento di un sistema informatico che fornisce un servizio al limite delle prestazioni facendolo cadere. Da quel momento sul web si scatena una guerra. Cyberbunker inizia a inondare i server di Spamhaus con migliaia di attacchi a catena. Siti e siti cadono come birilli e il risultato è che iniziano ad avere problemi.

L’aiuto russo. Per portare avanti la guerra Cyberbunker avrebbe trovato l’appoggio di bande criminali in Russia e in Europa orientale, luoghi dove vivono gli hacker più abili e potenti del mondo. Un aiuto pesante che ha messo in ginocchio banche e reti governative. «Abbiamo avuto picchi di 300 gigabit al secondo quando nel caso di attacchi normali eravamo sui 50 gigabit al secondo. Ma ora è diverso, se nel mirino finisse Downing Street, un flusso di genere potrebbe tagliare Cyberbunker fuori dalla Rete», ammette Steve Linford, amministratore delegato di Spamhaus. Non è rimasto certamente in silenzio il server olandese che ha replicato duramente al gruppo anti-spam londinese. «Nessuno ha mai detto che Spamhaus può decidere cosa deve andare o non andare su internet. Sono loro che hanno rivendicato questo ruolo pretendendo di combattere lo spam»- ha affermato in un articolo su New York Times Sven Olaf Kamphuis, attivista di Internet che si dichiara da tempo portavoce di Cyberbunker.

Gli ingegneri che monitorizzano la rete temono che, se lo scontro continuasse, potrebbe diventare impossibile collegarsi a un sito o scaricare la posta. Tutto sembra complicato, tutto sembra irrisolvibile, ma una cosa è certa che se la battaglia tra Cyberbunker e Spamhaus andrà avanti il traffico di Internet di tutto il mondo rischia davvero di andare in tilt.

Marco Stiletti