“Questo lo mandiamo a Welcome to Favelas”. È la frase con cui cominciano decine di video pubblicati sulla pagina social di contenuti amatoriali più famosa d’Italia. Pezzi di realtà e degrado presi dal caos romano e nazionale e caricati su Facebook. Con il passare del tempo, però, il progetto di Massimiliano Zossolo si è evoluto: post solo su Instagram, Telegram e TikTok, un sito che raccoglie notizie da tutto il mondo e un canale YouTube che produce inchieste. Una trasformazione radicale che ha moltiplicato follower e visualizzazioni e che ha portato persino a un incontro riservato lo scorso gennaio con i rappresentanti in Europa di Elon Musk. Ma cosa si nasconde dietro questa crescita? Andiamo per ordine.
Evoluzione Audience Totale (2013-2024)
Welcome to Favelas – Tutti i canali social
Fonti: NOOO Agency, Instagram ufficiale, Telegram ufficiale. Interpolazione 2014-2023 tramite modello di crescita esponenziale
Cos’è Welcome to Favelas
Nel 2012 Massimiliano Zossolo – romano, classe 1985 – apre una pagina Facebook per condividere foto del quartiere mentre è ai domiciliari per il suo coinvolgimento negli scontri degli Indignati dell’ottobre 2011. Erano i primi anni dei social. Lo sottolinea lo stesso fondatore a Lumsanews: “I social all’inizio erano come pistole cariche in mano a dei bambini. Ho commesso gli stessi errori del 99,9% degli utenti”.
Le critiche e i numerosi blocchi hanno infatti segnato il rapporto conflittuale tra lui e le piattaforme. “I social mi hanno usato mentre io usavo loro. Mi è stato imposto un linguaggio e delle visioni politiche ben precise e mi sono dovuto adattare”, spiega Zossolo. Per questo, oggi, Welcome to Favelas si definisce un media indipendente, mescolando intrattenimento e notizie con uno stile provocatorio e dando voce a storie che i canali tradizionali non osano raccontare. “Negli Usa e in Russia i media indipendenti hanno un ruolo centrale nell’informazione. Solo in Europa si tende a minimizzare e storcere il naso”.
Eppure gli interrogativi circa la vera indipendenza di Welcome to Favelas sono molti. Sergio Splendore, professore associato di Sociologia dei media all’Università Statale di Milano, è scettico. “Tutte le realtà di informazione dipendono dalle piattaforme e dai loro algoritmi. Contributi di questo tipo sono indipendenti, ma c’è sempre una ricerca della viralità per essere privilegiati dall’algoritmo”. Una narrazione che l’amministratore della pagina respinge. “Non ho né editori, né finanziatori, né politici di riferimento. Al momento – racconta – non monetizziamo nulla, andiamo avanti col lavoro dei volontari”. Ma allora come ci si guadagna? Secondo il giornalista ed esperto di comunicazione Gianluca Daluiso, “l’unico modo per monetizzare su Instagram e TikTok è attraverso le donazioni dei followers e le collaborazioni con brand – assenti nei profili di WtF, ndr – oppure da realtà che pagano per diffondere determinati contenuti”. Perplessità che si estendono anche alle attività nel gruppo Telegram, tra catene di Sant’Antonio del trading e promozioni per aiutare la crescita di aspiranti content creator.

La community “welcomista”
Per Zossolo il rapporto con gli utenti è fondamentale per raccontare le notizie, grazie a segnalazioni, smentite e integrazioni. “Ho addirittura coniato il termine Welcomismo”, spiega. Non solo seguaci della pagina, quindi, ma veri e propri attori protagonisti. Almeno in teoria.
Già, perché ci sono dubbi sulla solidità di questa community. “Il suo tipo di pubblico potrebbe essere estemporaneo. L’utente medio è curioso di vedere eventi di degrado e violenza”, evidenzia Splendore. “Proprio come il citizen journalism, anche WtF colleziona frammenti di informazione prodotti da giornalisti non professionisti”.
Tuttavia, ammonisce il giornalista Jacopo Tondelli, il confine tra giornalismo partecipativo e propaganda è più labile che mai. “Per definizione il racconto dal basso è soggetto a mancanza di prospettiva, professionalità e obblighi deontologici. È un giornalismo più esposto all’imprecisione e alla manipolazione”.
L’ombra di Musk
Ma da parte di chi? La risposta per Tondelli è chiara: “Grandi network che hanno interessi, come Elon Musk”. Eccolo lì, l’ex braccio destro di Donald Trump. L’uomo più ricco del mondo condivide con il presidente degli Stati Uniti un astio profondo per i media tradizionali, al punto da comprare Twitter nel 2022.
Non è un caso quindi che il numero uno di Welcome to Favelas abbia dichiarato di aver incontrato gli uomini del magnate in Europa. Alla domanda su cosa si siano detti, però, Zossolo preferisce non rispondere. Un silenzio che si accompagna a un cambiamento dei contenuti nel corso dell’ultimo anno. Non più solo testimonianze di malcostume e violenza ma anche hard news e cronaca.
La linea editoriale secondo Splendore non è casuale. “L’incontro c’è stato perché Welcome ha scelto di rivolgersi a realtà vicine alla destra – spiega il docente – puntando su temi come l’immigrazione per intercettare una certa sensibilità, pur evitando di dichiarare una linea editoriale precisa”.
Ma Zossolo respinge l’accusa: “Noi non abbiamo un piano editoriale. Quando apri i miei canali non sai mai di cosa parlerò”. I numeri, però, raccontano un’altra storia. Il post più virale è quello dedicato alla morte dell’attivista conservatore statunitense Charlie Kirk. Coincidenza? Tondelli è cauto: “Non bisogna pensare che i padroni dell’algoritmo abbiano favorito quel post perché spingeva un contenuto dell’area MAGA. Loro premono su divisione e dibattito”.
“You are the media now” e i nuovi orizzonti
Sta di fatto che è Musk ad aver proclamato l’avvento di una nuova era del citizen journalism, in cui il pubblico è sia il mezzo che il messaggio. You are the media now, lo stesso motto di Welcome to Favelas. Un’altra coincidenza? “Ho voluto portare in italia l’hashtag di Musk per spingere i cittadini a essere partecipi”, spiega l’autore di WtF. Il suo sogno? Diventare il primo punto di riferimento per l’infotainment in Europa. Ma è presto. “Al momento penso all’Italia, per il resto c’è tempo”.
Zossolo guarda avanti con ottimismo. Cosa aspettarsi dunque da Welcome to Favelas? Il sociologo Pierre Bourdieu sosteneva che tutte le notizie sono un prodotto sociale, il risultato di un campo in cui si scontrano giocatori con rapporti conflittuali. Ogni account, ogni sito di citizen journalism non può che entrare dentro questa arena. Per questo WtF si trova oggi a un bivio: evolversi in un media strutturato o restare nell’ambiguità di chi raccoglie consensi. Forse è proprio questa l’essenza del welcomismo, non scegliere da che parte stare. Welcome To Italy.