“Dobbiamo parlare”. Il potere della parola al Festival del cinema di Roma con il film di Rubini

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Quando qualcuno nella coppia dice: “Dobbiamo parlare” vuol dire che c’è aria di maretta. Vanni (Sergio Rubini) è uno scrittore di successo e ha cinquant’anni. Sta insieme a Linda (Isabella Ragonese), più giovane di lui di vent’anni. Una sera irrompono nel loro attico altoborghese con terrazza panoramica, situato nel pieno centro di Roma, i loro migliori amici: Costanza (Maria Pia Calzone) che fa la dermatologa e il cardiochirurgo Alfredo (Fabrizio Bentivoglio). Sposati e abituati a gestire la vita in comune come un’azienda familiare, ora in crisi per una relazione extraconiugale venuta allo scoperto. Parte così una serie di recriminazioni che durerà per tutta la notte e farà emergere rancori inattesi in entrambe le coppie. Una carneficina di accuse feroci che smontano le ipocrisie quotidiane. Quale delle due coppie resterà in piedi?

E’ questa la trama del nuovo film di Sergio Rubini, che significativamente s’intitola appunto “Dobbiamo parlare”. “Volevo raccontare le parole e la loro pericolosità”, dice l’attore-regista Sergio Rubini, alla presentazione del film in concorso al Festival del Cinema di Roma. “Dobbiamo parlare è l’incipit più temuto nei discorsi di ogni coppia, è quella frase tipica, più del mondo femminile, che prelude al momento in cui si deve chiarire, è qualcosa che terrorizza perché annuncia che dovranno venir fuori le parole e con essa le verità sottaciute fino ad allora”, spiega Rubini, che poi si chiede: “ Ma è meglio parlare o starsene muti come pesci? Forse se si avesse la forza di parlare di meno e abbandonarsi di più alla naturalità delle emozioni senza paura e senza nasconderle le cose sarebbero più semplici. Dentro tutto questo parlare ci si scopre e scoprendosi tutto si complica”. “Quello che tiene unita la coppia borghese è un “contratto” basato sui beni materiali, ma illudendosi che li leghi solo l’amore la coppia si rivela molto più fragile”, dice Isabella Ragonese, che nel film interpreta una trentenne non ancora paralizzata e disincantata come gli altri tre e capace di sottrarsi da un mondo che non le piace.

Una commedia all’italiana sullo stile del film Carnage (2011) di Roman Polanski e ispirato anch’esso all’opera teatrale “Il dio del massacro” di Jasmina Reza. Ma sottolinea il regista: “Il paragone con Carnage, il bellissimo film di Polanski, è comunque fuori luogo. Io ho fatto una commedia di caratteri, tornando al discorso dell’unità di luogo che caratterizzò anche il mio primo film La stazione, che era tutto ambientato in una stanza”. Prodotto da Palomar e Nuovo Teatro, il film uscirà nelle sale il 19 novembre distribuito in 120 copie da Cinema di Valerio De Paolis e accompaganto da un tour teatrale dal 22 novembre. Dopo l’uscita al cinema il testo tornerà infatti nuovamente sul palcoscenico.

Giulia Lucchini

Giulia Lucchini

Nata a Roma. Laureata in Lettere indirizzo spettacolo presso l’Università Sapienza di Roma con una tesi sul film The Fountainhead di King Vidor, conseguita con votazione di 110/110. Da sempre appassionata del mondo del cinema, della televisione e del giornalismo. Dal 2010 collabora con il sito Cinematografo.it. Ha lavorato anche come redattrice per il programma televisivo Tetris condotto da Luca Telese e andato in onda in prima serata su La 7, e come ufficio stampa per vari festival cinematografici.