Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la videoconferenza tra il il governo, sindacati e industriali, Roma, 13 marzo 2020. ANSA/PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Due settimane di epidemiaGuida ai decreti del governoper la lotta al Coronavirus

Il Parlamento bloccato non può discutere Ipotesi creazione commissioni speciali

È ormai diventato un rituale di questa quarantena. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in diretta a  reti unificate per informare i cittadini delle nuove disposizioni per contenere la diffusione del Coronavirus. La prima apparizione, nella tarda serata dello scorso 9 marzo, per annunciare l’estensione della zona rossa dalla Lombardia a tutta l’Italia. L’ultima, sabato scorso a ridosso della mezzanotte – contestata perché avvenuta su Facebook senza possibilità di replica per i giornalisti – per anticipare l’emanazione di un decreto di chiusura delle attività non indispensabili. Atto che è stato però firmato domenica sera con effetti a partire da oggi, ma con una “tolleranza” fino a mercoledì.

Ma cos’è un decreto? In Italia la funzione legislativa è affidata al Parlamento. In casi di emergenza, però, il governo può emanare leggi tramite lo strumento, appunto, del “decreto legge”. È il caso di calamità naturali o epidemie, che richiedono un intervento immediato e non possono aspettare il normale iter di formazione di una legge. I decreti devono poi essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni dalla loro emanazione.

Dall’inizio dell’epidemia sono cinque i decreti del presidente del Consiglio: cuneo fiscale, sostegno a imprese e famiglie, attività giudiziarie, servizio sanitario nazionale e “Cura Italia”. Il primo è a soli 15 giorni dalla scadenza, che ne comporterebbe la decadenza e l’annullamento degli effetti fin dal giorno in cui è stato emanato. Vista l’impossibilità per le camere di riunirsi per discutere e votare gli atti rispettando le distanze di sicurezza, tra le opzioni sul tavolo delle soluzioni c’è l’accorpamento di alcuni testi, la creazione di commissioni speciali con capacità di discutere decreti legge, oppure il voto online. Quest’ultima sarebbe la più complessa, vista l’impossibilità di garantire la libertà del parlamentare nell’esprimere la propria preferenza.

Nonostante gli inviti delle opposizioni – Lega e Fratelli d’Italia su tutti –  affinché il governo convochi il Parlamento, l’esecutivo sembra più orientato verso creazione di commissioni speciali. Queste possono essere istituite in qualsiasi momento, e possono approvare disegni di legge senza il coinvolgimento dell’Aula. Nel caso specifico però i regolamenti di Camera e Senato andrebbero modificati, visto che le commissioni speciali non possono discutere in sede legislativa i decreti legge.

Massimiliano Cassano

Napoletano trapiantato a Roma per inseguire il sogno di diventare giornalista. Laureato in Mediazione linguistica e culturale, ossessionato dall’ordine. Appassionato di politica, arte, Lego, calcio e Simpson. Arbitro di calcio da giovanissimo per vocazione.