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Edicole in crisi, 10mila in meno nell’ultimo decennio

di Valerio Dardanelli28 Ottobre 2015
28 Ottobre 2015

edicola-crisi-editoriaL’irreversibile crisi della carta stampata sta trascinando nel baratro anche le edicole: negli ultimi dieci anni, in Italia, ne è sparita una su quattro. La recessione e la crisi dell’informazione tradizionale hanno colpito duramente la rete di vendita della carta stampata: dal 2004 al 2014 hanno chiuso senza essere sostituite circa 10mila rivendite tra edicole e negozi di giornali e riviste. Fino a dieci anni fa, infatti, i punti vendita erano 40mila: oggi se ne contano soltanto 30mila, per una riduzione complessiva del 25%. E il futuro non lascia ben sperare: considerando soltanto gli ultimi 12 mesi, a fronte di 449 nuove iscrizioni, si sono registrate 948 cancellazioni, con un saldo negativo di 499 unità.

Il crollo delle edicole è una conseguenza diretta dell’involuzione della carta stampata, in crisi di vendite e pubblicità. A lanciare l’allarme è Fenagi, l’associazione di categoria che riunisce gli esercenti dell’informazione. «Durante la crisi il numero di copie venduto si è dimezzato», ha spiegato il presidente di Fenagi Confesercenti, Giovanni Lorenzetti. «Oggi siamo sui 3,3 milioni di giornali al giorno, 2,1 milioni di copie in meno del 2007. Sono calati anche gli investimenti pubblicitari, ridottisi di 1,4 miliardi di euro rispetto al periodo precedente alla crisi».

«La scomparsa delle edicole è un segno negativo dei nostri tempi: se ne vanno per sempre capitoli di storia cittadina, luoghi di incontro, discussione e abitudini consolidate», ha aggiunto Lorenzetti. «Il pluralismo dell’informazione garantito da giornali e riviste tradizionali è fortemente a rischio. Ormai è imprescindibile una riorganizzazione e riqualificazione di tutta la filiera della distribuzione e vendita. Occorre puntare sulla qualità del prodotto e sulla commercializzazione, favorendo incentivi alla vendita», ha concluso il presidente di Fenagi. Ma senza nuovi investimenti nella carta stampata, è difficile immaginare il rilancio di un settore in crisi cronica.

Valerio Dardanelli

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