Editoria in crisi. L’ on line non sfonda, il 90 per cento dei ricavi dalla carta, solo il 10 dal web

La crisi pesa sulla filiera della carta, dell’editoria e della stampa. Il settore soffre, il fatturato complessivo è sceso a 32,9 miliardi di euro nel 2012, in diminuzione del 7,9% rispetto al 2011 ai minimi storici dal 2000. Questa in sintesi è la realtà emersa nel corso del convegno annuale della filiera Carta e Web: l’integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche,  che si è tenuto oggi in Senato a Roma.
La crisi economica e industriale non poteva non riflettersi sul settore dell’editoria. Secondo Alessandro Nova, docente di Pianificazione finanziaria e analisi degli investimenti alla Bocconi, la stampa, uno dei tre comparti della filiera della carta, ha subito un progressivo peggioramento della propria condizione per due motivi: da un lato a causa della tendenza al calo degli investimenti, dall’altro per la contrazione della domanda interna. Inoltre la pressione fiscale troppo elevata, “penalizza gli investimenti e riduce i consumi delle famiglie”. Infine, ha aggiunto Nova, è “una crisi resa più drammatica dalla caduta dei ricavi pubblicitari, -17,7% nel 2012, e dall’erosione del mercato dovuta all’introduzione di nuovi media elettronici”.
La carta è il cuore del settore. Ma secondo il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, nonostante l’editoria abbia registrato dati in rosso per il quinto anno consecutivo,  “la partita della carta non è persa”.  L’integrazione tra carta e digitale è un processo ormai avviato, l’online certamente è il futuro ma secondo il presidente degli editori, la carta, che rappresenta il 90% dei ricavi del settore editoria, “rimane il cuore” e quindi “il principale punto di riferimento”. La filiera della carta, dati alla mano, occupa 213mila addetti, pari al 5% dell’occupazione nel settore manifatturiero, che diventano 740mila con i 527mila addetti dell’indotto.  Per  il presidente della Fieg “chi governerà non dovrà certamente fare regali all’editoria ma aiutare il settore in questa transizione al digitale, che dovrà avvenire all’insegna dell’integrazione e in nome della qualità, tenendo presente inoltre che l’informazione rappresenta un bene comune per il nostro Paese”.
Per permettere la ripresa della filiera sono tre sono le proposte, sottoscritte da tutte le sigle del settore: incentivare all’innovazione con il rifinanziamento del credito agevolato per le imprese e il credito d’imposta per gli investimenti in innovazione; promuovere la lettura attraverso la detassazione della spesa per l’acquisto di libri e abbonamenti a quotidiani e periodici; e sostenere  misure come il credito d’imposta per l’acquisto della carta in favore delle imprese editrici e stampatrici e per gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata.
Il problema delle risorse. Ma rimane il principale interrogativo della ripartizione delle risorse tra carta stampata e digitale. Secondo il sottosegretario di Stato con delega all’editoria, Paolo Peluffo, l’Italia è il Paese europeo con il contributo più modesto alla propria editoria. Il sottosegretario ha indicato come “il livello attuale dei finanziamenti all’editoria sia insufficiente, soprattutto rispetto alla trasformazione in atto” ricordando inoltre come in cinque anni siano scesi dai 700 milioni del 2007 ai 150 milioni di oggi. Peluffo, infine, ha sottolineato come la nuova legge sull’editoria miri a gestire “in modo migliore e più trasparente le poche risorse a disposizione”.

Alessandro Filippelli