LOS ANGELES – “Adolescence”, “The Pitt” e “The Studio”. La cronaca di un omicidio inaccettabile, la vita dei medici in corsia e l’auto-satira sferzante sui grandi studios hollywoodiani. È questa la triade che nella notte ha dominato la 77esima edizione degli Emmy Awards, gli Oscar della televisione che ogni anno premiano gli show più acclamati dell’anno.
Owen Cooper l’attore più giovane di sempre a vincere un Emmy
La cerimonia di premiazione, condotta dal comico Nate Bargatze in diretta dal Peacock Theater di Los Angeles, si è distinta per una serie di record e “prime volte”. Su tutte, a spiccare è stato l’astro nascente di Owen Cooper, il 15enne protagonista di “Adolescence”, lo show fenomeno targato Netflix, che è stato premiato con l’Emmy per il miglior attore non protagonista di una miniserie.
La serie fenomeno, tra violenza giovanile e cultura incel
Un primato assoluto, che lo consacra come l’attore maschio più giovane mai premiato dalla Television Academy e ne conferma la rapidissima ascesa (lo vedremo nel febbraio del 2026 in “Cime tempestose”, adattamento cinematografico dell’omonimo bestseller di Emily Brontë). Oltre al riconoscimento personale per Cooper, “Adolescence”, che ha fatto discutere per l’emergenza di temi come l’efferatezza della violenza giovanile e la cultura incel, ha portato a casa le statuette per il miglior attore protagonista e attrice non protagonista in una miniserie, andati a Stephen Graham (già visto in “Peaky Blinders”) e Erin Doherty.

Il ritorno in corsia con The Pitt
A fare da vera e propria mattatrice della serata è stata anche “The Pitt”, serie ideata da R. Scott Gemmill, che si è aggiudicata l’Emmy per la miglior serie drammatica. Lo show racconta sul piccolo schermo la vita del dottor Michael Robinavitch e della sua equipe di medici, ingranaggi di un sistema sanitario sotto stress. Oltre al premio di categoria, Noah Wyle ha portato a casa la statuetta per il miglior attore protagonista in una serie drammatica, celebrando il suo ritorno in corsia dopo aver già fatto da protagonista nella fortunatissima “E.R. – Medici in prima linea”.

The Studio e la crisi tutta da ridere degli studios hollywoodiani
Sul fronte delle serie comiche, “The Studio” non ha lasciato spazio a nessuno. L’opera di Seth Rogen, una descrizione tutta da ridere delle dinamiche interne ai colossi di produzione americani, si è infatti aggiudicata il premio come miglior serie comica, oltre alle statuette per miglior sceneggiatura comedy e al riconoscimento personale per Rogen, designato come miglior interprete maschile in una serie tv comica. Tra i grandi sconfitti, invece, “The White Lotus” e “The Penguin”, che a fronte di 23 e 24 nomination rispettive, hanno indubbiamente deluso, con la sola eccezione di Cristin Miloti, insignita del riconoscimento per miglior attrice in una miniserie tv grazie alla sua straordinaria interpretazione nella serie basata sui fumetti DC Comics.

La vittoria di Stephen Colbert e la polemica con Trump
Nell’album dei momenti da ricordare della serata, oltre alle scintillanti sfilate sul red carpet, l’attribuzione del premio per il miglior talk show al “The Late Show” di Stephen Colbert, recentemente cancellato e precedentemente criticato dal presidente Usa Donald Trump. Sul fronte del conflitto arabo-palestinese, invece, l’attore premio Oscar Javier Bardem ha ribadito sul tappeto rosso l’appello “Free Palestine”, indossando la tradizionale kefiah araba e ribadendo che “non lavorerò con chi giustifica o sostiene il genocidio”.
