Camera alla mano pronto a riprendere e sventare i colpi dei borseggiatori nella Capitale. Il creator romano Simone Ruzzi, in arte Cicalone, si racconta a Lumsanews.
Dove nasce l’idea di cominciare a fare video?
“Ho iniziato un po’ per gioco, con la voglia di raccontare quello che vedevo tutti i giorni in città. Poi piano piano mi sono reso conto che attraverso i video potevo mostrare cose che spesso vengono ignorate, dare voce a problemi reali e a persone che non ne hanno. È diventata una missione oltre che una passione”.
Che cosa lì ha spinta in particolare a fare video sugli scippi in metropolitana?
“La metro è il cuore di Roma, ci passano ogni giorno migliaia di cittadini e turisti e i borseggiatori agiscono praticamente indisturbati. Tutti ne sono consapevoli ma nessuno interviene, dunque ho deciso di raccontarlo in prima persona, con la telecamera accesa, per mostrare la realtà senza filtri”.
Che obiettivo ha la sua azione e come la giudica: un atto di denuncia o la volontà di svolgere il lavoro delle forze dell’ordine?
“Non mi sostituisco a loro, né potrei farlo. Il mio è un atto di denuncia sociale. Mostro le cose, faccio vedere quello che accade spesso sotto gli occhi di tutti. Se poi questo serve a far aprire gli occhi alla gente e anche a dare un supporto indiretto a chi deve occuparsi di sicurezza, allora ho centrato l’obiettivo”.
Come risponde a chi critica il suo modus operandi?
“Le critiche fanno parte del gioco. A chi mi accusa rispondo che quello che faccio è tutto alla luce del sole, con le telecamere accese. Non faccio giustizia privata, non tocco nessuno: mostro e denuncio. Chi critica spesso lo fa da dietro una tastiera, ma chi prende la metro tutti i giorni sa bene del problema di cui parlo”.
Quali sono i problemi che i cittadini portano di più alla sua attenzione?
“La paura e il senso di abbandono. La gente mi dice che non si sente tutelata e che non c’è controllo. Ma gli scippi non sono l’unico problema, ci sono anche il degrado, la sporcizia, le aggressioni. Molti turisti restano scioccati da quello che vivono nella Capitale”.
Quello dei furti in metro è un problema che affligge la Capitale e non solo. Lo Stato fa abbastanza? E se no, che cosa si può fare per migliorare la situazione?
“Lo Stato fa, ma non basta. Servono più controlli, più presenza delle forze dell’ordine, leggi più severe. Non può essere che certi borseggiatori vengano fermati dieci volte e il giorno dopo stanno di nuovo a rubare. Bisogna tutelare le vittime, non chi delinque”.
Il segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, Natale Di Cola, nel giugno 2024 ha mandato una lettera al prefetto per denunciare i suoi metodi. Poi in un recente incontro, lo scorso maggio, sembra che la sua prospettiva sia cambiata. Si è trovato un punto di incontro?
“Sì, all’inizio c’erano tanta diffidenza reciproca. Poi ci siamo incontrati e parlati. Lui ha capito che non c’è volontà di sostituirsi alle istituzioni ma solo il tentativo di mostrare la realtà. Credo che quando qualcuno vede con i propri occhi quello che succede, cambia prospettiva. È successo anche a lui”.
Recentemente ha subito diverse aggressioni. Ha paura? Non crede che le sue azioni possano generare violenza anche tra frequentatori della metro e borseggiatori?
“Paura ce l’ho come tutti, sarebbe da incoscienti il contrario, ma credo che la violenza non la creo io, c’era già e io mi limito a documentarla. Qualcuno chiaramente si arrabbia perché non vuole essere ripreso mentre ruba, ma se nessuno mette in mostra questa realtà continueranno a farlo indisturbati”.
Molti puntano il dito contro di lei dicendo che la sua è un’azione fatta soltanto per business, è così?
“No. Se fosse solo business parlerei di cose più comode, più leggere, e farei molti più numeri senza rischiare nulla. Io invece vado in mezzo ai problemi, ci metto la faccia e rischio. Certo, il mio lavoro è anche fare video, ma il contenuto che scelgo di portare nasce da un’esigenza reale: mostrare quello che tanti fanno finta di non vedere”.