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Fiorito non va in carcere. L’ex tesoriere del Pdl alla Regione Lazio è stato condannato a 3 anni e quattro mesi: sconterà la pena ai domiciliari

di Gianluca Natoli28 Maggio 2013
28 Maggio 2013

Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, è stato condannato a tre anni e quattro mesi per l’appropriazione indebita di oltre 1 milione di euro dai fondi del gruppo regionale del Pdl. Per lui è arrivata anche l’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici. Due ex capi di segreteria di Fiorito hanno invece patteggiato: Bruno Galassi sconterà una pena di un anno e cinque mesi, mentre Pierluigi Boschi un anno e due mesi.
I fatti.
Franco Fiorito è accusato di aver dirottato, ai tempi del suo mandato nella giunta Polverini, fondi del Pdl su diversi conti correnti in Italia e Spagna. L’incriminazione di peculato è costata all’ex tesoriere l’arresto, avvenuto lo scorso 2 ottobre 2012. Poi, il 27 dicembre successivo gli sono stati concessi i domiciliari nella sua abitazione di Anagni. Dal 28 marzo scorso Franco Fiorito è libero. “Un primo obiettivo l’abbiamo raggiunto, quello di trattare questa vicenda come qualsiasi altra – ha dichiarato dopo la scarcerazione di Fiorito, il suo legale Carlo Taormina -. Obiettivo della pubblica accusa era quello di fare di Fiorito un capro espiatorio mentre per quanto riguarda tutti gli altri che si trovano in condizioni ben peggiori nulla si vede all’orizzonte”.
La condanna. Il pm Alberto Pioletti aveva sollecitato in sede di requisitoria per Fiorito una condanna a cinque anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma, alla fine, la sentenza di primo grado per Fiorito, conosciuto dalle cronache come “Er Batman”, emessa dal gup Rosalba Liso, ha espresso una condanna di tre anni e quattro mesi. Il gup, inoltre, ha prosciolto Fiorito da due capi di imputazione: dall’accusa di aver comprato una jeep con i soldi del partito, e per gli 88 mila euro per il tesseramento, ritenuti attività politica illegittima.  ”Mai più in politica, lo giuro. Mi metto a fare il filantropo – ha commentato Fiorito subito dopo la condanna – Una cosa deve essere chiara: non ho rubato nulla, quei soldi mi sono stati assegnati tramite delibera. Per questa storia ho fatto fin troppo carcere. Ho dimostrato, documenti alla mano, di non aver commesso alcun peculato. Spero che la sentenza venga ribaltata in appello”.
Lo scorso 18 aprile Fiorito ha raggiunto un accordo con la Corte dei Conti per la restituzione alla Regione Lazio di 1 milione e 90 mila euro. Fino a oggi ne ha sborsati circa la metà, 550 mila euro.
Il futuro.
In attesa di una sentenza in secondo grado di giudizio, da parte della Corte d’Appello, Fiorito sconterà la pena nella sua abitazione di Anagni. Avendo ricevuto una condanna di 3 anni e quattro mesi, infatti, e avendone già scontati sei di carcerazione preventiva a Regina Coeli, l’ex tesoriere non raggiunge il tetto minimo di tre anni per la carcerazione.  ”Vivo vicino casa di mia madre, lei ha bisogno di assistenza, è malata – ha raccontato Fiorito lasciando il tribunale-. Questi ultimi mesi sono stati difficili”.

Gianluca Natoli

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