"L'accordo di Maltaè una mera politica di ricerca del consenso"

L'intervista ad Oliviero Forti garante per le politiche migratorie alla Carits

Quale sarà il reale impatto del nuovo decreto sui rimpatri?

“Il tema dei rimpatri è stato spesso frequentato dai vari governi che si sono avvicendati in questi anni perché il messaggio che si vuole far passare è quello di essere particolarmente efficienti nell’allontanamento dei migranti. Sull’efficacia negli ultimi anni dei vari interventi e delle varie promesse fatte – mi riferisco principalmente al precedente governo di Matteo Salvini – ci sono stati pochi risultati”

Da cosa dipende?

“C’è una questione legata a dati oggettivi che non permette di riuscire nell’obiettivo di riportare a casa migliaia di persone, come si è soliti promettere. Anche questo governo si è speso per trovare una nuova formula decisiva, che passa principalmente attraverso due fasi: in primis è stata stilata una lista di paesi sicuri, di cui l’Italia non si era dotata in precedenza a differenza di molti paesi europei. In questo modo si contraggono i tempi delle commissioni che non sono più obbligate perché sarà chi arriva a dover dimostrare che ci sono condizioni di persecuzione. Dall’altro lato c’è il notissimo tema degli accordi bilaterali con quei paesi che dovrebbero riprendersi i migranti espulsi dall’Italia. Ma c’è un concetto che tarda a sedimentare nell’opinione pubblica ed è il fatto che i Paesi da cui arrivano i migranti sono restii a riprenderseli indietro. I numeri che registriamo con i paesi come la Tunisia, principale destinatari di questi rimpatri, sono residuali e non si riesce in alcun modo a farli incrementare. Esiste chiaramente l’obbligo di rispettare delle leggi per chi arriva nel nostro Paese e in assenza di queste bisogna avviare delle procedure che riportino queste persone nei paesi d’origine”.

Non sempre il rimpatrio è possibile…

“In quel caso bisogna fare in modo che la permanenza di queste persone in Italia sia sostenibile sotto tutti i punti di vista, creando condizioni affinché meno persone possibili cadano nell’irregolarità”.

Come creare queste condizioni?

“Ad esempio modificando gli ultimi decreti sicurezza del precedente governo, che hanno previsto la cancellazione del cosiddetto permesso di soggiorno per motivi umanitari che permetteva a molte persone che facevano richiesta di non cadere nell’irregolarità ma di poter rimanere per un periodo limitato per poi convertire il permesso per altri motivi sul nostro territorio. Venendo meno questa possibilità, oggi chi arriva nel nostro Paese e non vede riconosciuta la propria richiesta di protezione internazionale, né come rifugiato né come sussidiario, è destinato a cadere nell’irregolarità. Non funzionando la politica dei rimpatri per i motivi di cui sopra, si formano chiaramente degli irregolari. Oggi gli interventi sono sempre molto confusi, approssimativi. Si grida sempre alla soluzione storica.

Anche l’accordo di Malta è stato presentato come una “soluzione storica”.

“Infatti. Nemmeno un mese fa l’accordo era stato presentato come la soluzione al problema migranti ma nel giro di 20 giorni la sua efficacia è già stata messa in discussione. Dirò una banalità: è più una politica di spot di ricerca del consenso piuttosto che una volontà strategica di affrontare il problema ad ampio respiro”.

Chiara Capuani

Nasce in un paesino a cavallo tra le Marche e l’Abruzzo il 6 giugno 1991. Dopo la maturità scientifica si dedica agli studi classici e si laurea presso l’Università degli studi di Urbino in lettere classiche. Ha viaggiato molto e ha vissuto per studio e lavoro in Francia, Germania e Corea del Sud. Esterofila e loquace adora scrivere e sogna di farlo per professione.