Tra “genocidio” e ambasciatori gay tutti i problemi del Vaticano

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Non è un buon periodo per la diplomazia estera della Santa Sede, impegnata già in una difficile trattativa con la Francia, dopo le porte sbarrate all’ambasciatore omosessuale e ora alle prese con il dibattito con la Turchia. Più critica Ankara, che ha dato il via a una polemica che certamente non si spegnerà presto, mentre resta più silenzioso il malcontento dei palazzi francesi, che pure ancora non hanno mandato giù la questione della nomina dell’ambasciatore Laurent Stefanini.

Le parole del Papa durante l’Angelus hanno incrinato ulteriormente rapporti già instabili da tempo e il presidente turco Erdogan sembra voler cavalcare la disputa per risalire nei sondaggi in vista delle prossime elezioni, aiutato in questo dalle accuse che continuano ad arrivare dalla Turchia da parte di importanti esponenti, tenendo viva la polemica. Il Gran Muftì Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, che il Papa ha incontrato il 28 novembre scorso alla Diyanet, ha definito le dichiarazioni di Francesco “senza fondamento”, a suo parere ispirate da “lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche”.

Non si sottrae alle critiche neanche il professor Ahmet Davutoglu, teorico massimo del “neottomanesimo”, ex titolare degli Esteri e ora prima ministro, che ha giudicato l’intervento del Papa come un modo per “dar credito al crescente razzismo e all’approccio antiturco in Europa”. La Santa Sede, dal canto suo, non ritratta: “Il genocidio è un concetto giuridico e se le rivendicazioni non soddisfano i requisiti di legge, restano calunnie”.  Papa Francesco invece preferisce non commentare, rimanendo dietro le quinte alle prese con il secondo incidente diplomatico avvenuto durante il suo pontificato.

Il primo, quello francese, seppur forse meno grave, resta ancora da risolvere. Nella terra della libertè, egalitè, fraternitè non si è disposti a cedere sul punto: Stefanini deve essere accettato come ambasciatore. “Aspettiamo la risposta della Santa Sede. Laurent Stefanini presenta tutte le qualità necessarie per questo incarico a cui la Francia attribuisce tutta l’importanza che merita”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri della Francia, Romain Nadal, al quotidiano Le Parisien, “è un modello di professionalità e qualità umane, chiedo rispetto per la sua vita privata”.

Silvia Renda

Silvia Renda

Nata a Lamezia Terme il 20 Aprile 1991. Vive da qualche anno a Roma dove ha conseguito la laurea triennale con votazione 110 e lode in Scienze della comunicazione (percorso giornalismo, uffici stampa e relazioni pubbliche) presso l’Università Lumsa, con una tesi dal titolo “La nuova vecchia retorica politica italiana: comunicazione nell’era della politica pop”. Ha collaborato con redazioni giornalistiche online. E' attualmente praticante della Scuola di Giornalismo dell’Università Lumsa.