GENOVA – È durata pochi minuti l’assemblea dei lavoratori dell’ex Ilva di Genova, poi la decisione: occupare lo stabilimento e dare il via alla mobilitazione contro il blocco degli impianti del Nord e l’aumento della cassa integrazione straordinaria fino a 6mila unità.
La protesta è esplosa all’alba, quando centinaia di operai hanno lasciato i reparti formando un corteo diretto verso la stazione ferroviaria di Genova Cornigliano, ora sede di un presidio permanente.
La protesta dei sindacati
La manifestazione ha trasformato la piazza antistante la stazione in un punto di coordinamento, con gazebo e mezzi parcheggiati a segnare la continuità della lotta. “A Genova sono mille i posti di lavoro a rischio”, denunciano i sindacati, che puntano il dito contro un piano industriale giudicato insostenibile.
Secondo Nicola Apicella, coordinatore Fiom Cgil, la situazione è chiara. La produzione ridotta di Taranto viene venduta direttamente sul posto per fare cassa, lasciando a secco gli stabilimenti del Nord, destinati alla chiusura. “Qui non parliamo più di qualche cassintegrato in più. Qui sta chiudendo la siderurgia italiana”, avverte Apicella
I sindacati chiedono un intervento immediato del governo e un segno di solidarietà dalle istituzioni locali. La mobilitazione, assicurano, continuerà a oltranza.


