Sei Hitler o Mussolini?
Un test di dubbio gusto su Fb
Legale e sponsorizzato

Il social accetta a pagamento gruppi neofascisti
Rifiutate invece foto di mamme che allattano

Un test “scopri il dittatore che c’è in te” tra Mussolini e Hitler fa discutere la rete. Per Facebook, a offendere il comune senso del pudore sono le mamme che mostrano il seno con cui allattano ma non i gruppi che inneggiano a ideologie rigettate dalla Costituzione. testContenuti che potrebbero prefigurare l’apologia di fascismo per la legislatura italiana proliferano sul social americano, basta pagare: quattro euro per 24 ore, il link della pagina viene diffuso a un minimo di 1900 persone fino a un massimo di 5100.  Facebook ha più paura di ogni possibile allusione sessuale del razzismo, sparisce così la foto di un bacio tra due persone dello stesso sesso ma lascia pagine come Orgoglio Fascista, Noi Fedelissimi dell’Italia e del Duce. Serbatoi di odio e rancore dove incitamente all’odio, machismo, fascimo e violenza si riducono commenti e giochi (come test e app). A condividere parole d’odio sono soprattutto le nuove generazioni: troppo giovani per essere stati fascista davvero – quando il partito fascista, o almeno il Msi esisteva ancora – però fascisti di ritorno. Figlio degli anni dell’ odio e del disprezzo,  dei diversi “padroni a casa nostra” che accanto alle foto dei rifugiati commentano: “bruciateli”, “bastardi”. Nessun divieto per gli standard di Facebook e per la legge italiana fino alla segnalazione alla Polizia Postale. I gruppo possono passare “inosservati”, tollerati e soltanto nel caso che qualcuno sporga una denuncia le forze dell’ordine sono tenute ad intervenire. A ritrovarsi nei guai non sarebbero soltanto gli amministratori della pagina m anche chi le segue e contribuisce alla diffusione dei contenuti che configurano il reato di “apologia del fascsimo”.

razzisti

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.