Lucio Brunelli a Piazza San Pietro

"Ho conosciuto Francescoquasi vent'anni fa quando era ancora cardinale

Il vaticanista Brunelli a Lumsanews "Bergoglio è stato rivoluzionario"

Il giornalista e vaticanista Lucio Brunelli ha avuto modo di approfondire la conoscenza di Bergoglio attraverso più di quindici anni di frequentazione. Nel suo libro dal titolo Papa Francesco come l’ho conosciuto io, descrive la figura di Bergoglio attraverso un ritratto inedito. In un’intervista a Lumsanews racconta alcuni retroscena.

Per fare una citazione diretta al titolo che ha scelto per il suo libro, lei Papa Francesco come lo ha conosciuto?

“Nel 2005 a Roma quando era ancora cardinale a Buenos Aires. Lo conobbi in occasione del Sinodo mondiale dei vescovi. Ero molto curioso di incontrarlo perché ero rimasto affascinato dai racconti che avevo sentito sul suo conto. Mi parlavano di questo cardinale atipico, che non aveva segretari, non aveva autista e si muoveva con i mezzi pubblici. Inizialmente mi ero fatto un’immagine di lui come di un uomo molto severo dal punto di vista spirituale, ma poi conobbi una persona mite e timida con un notevole umorismo. A tal proposito lui una volta mi disse: ‘L’umorismo è l’espressione umana più vicina alla grazia di Dio'”.

C’è un viaggio apostolico che ha avuto modo di affrontare con Papa Francesco e che le ha lasciato un profondo ricordo?

“Nella mia carriera ho avuto modo di seguire maggiormente Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei loro viaggi. Ricordo però di essere andato a trovare Bergoglio a Buenos Aires prima che diventasse Papa. Fu una bellissima esperienza ed ebbi modo di approfondire la sua conoscenza”.

Francesco ha reso la comunicazione il tratto distintivo del suo pontificato. Pensa che il suo modo di rapportarsi con i fedeli sia cambiato rispetto ai primi anni?

“Certamente è stato rivoluzionario nel rapportarsi con i media, sulla scia di innovazione che aveva iniziato Giovanni Paolo II. Sinceramente non ho notato grandi cambiamenti nel suo modo di comunicare e di raccontarsi ai fedeli. Però, rispetto ai primi anni di pontificato, la sua forte timidezza iniziale è andata velocemente a sparire, probabilmente dettata dai ritmi frenetici della vita papale”.

C’è un’innovazione comunicativa che l’ha colpito maggiormente in qualità di giornalista?

“All’inizio di ogni viaggio apostolico, prima della partenza, si teneva la conferenza stampa con i giornalisti sull’aereo. Io, così come anche i miei colleghi, avevamo il dovere di presentare in anticipo le domande alla sala stampa vaticana, le quali venivano poi vagliate e selezionate. Papa Francesco, invece, fin dal suo primo viaggio all’estero, introdusse la novità di tenere la conferenza stampa al ritorno. Oltre a ciò, introdusse la libertà assoluta per quanto riguarda le domande da poter porre. Ricordo che ci rivolgemmo tutti a Padre Lombardi, il direttore della sala stampa della Santa Sede, chiedendo che tipo di domande potessimo fare. Lui ci rispose: ‘Il Papa mi ha detto che potete chiedergli qualsiasi cosa per tutto il tempo che ritenete opportuno'”.

Risulta molto difficile ad oggi evitare i numerosi paragoni tra Papa Francesco e la figura di Benedetto XVI. Quanto l’eredità lasciata da Ratzinger ha influito sulle scelte di Francesco?

“Bergoglio ha ripetuto tante volte che Benedetto XVI è stato un consigliere per lui. C’era molta stima reciproca. Credo anche che, alla luce delle ultime dichiarazioni di Papa Francesco in merito alle motivazioni che lo potrebbero portare ad una possibile rinuncia, l’eredità lasciata da Ratzinger abbia svolto un ruolo importante. Nonostante Bergoglio abbia detto chiaramente che al momento la rinuncia non è un’opzione contemplabile, in questo il suo predecessore ha sicuramente aperto una strada, in realtà già esistente. Il diritto canonico, infatti, contemplava già questa possibilità anche se nessuno ne aveva mai usufruito, non in tempi recenti almeno. Francesco ha commentato molte volte la decisione di Benedetto XVI, parlando di un’eventualità che oggi è molto più concreta; nel senso che apparirà più facile per tutti i successori di Ratzinger, compreso lo stesso Bergoglio, di praticare questa stessa via il giorno in cui le condizioni di salute e di stanchezza fossero tali da annebbiare la capacità, la lucidità e l’energia che il servizio petrino richiede”.