Il presidente dell'ANM Luca Poniz eletto durante la riunione straordinaria del Comitato Direttivo Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Roma, 16 giugno 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

Caso Palamara scuote l'Anmtrovato accordo su prorogaPoniz: "Non ci sciogliamo"

Bongiorno: "Correnti senza logica" Legnini: "Frasi dette stupiscono"

Il caso Palamara continua a scuotere il mondo della magistratura. La giunta dell’Anm, il sindacato di pm e giudici, sarà in attività fino al prossimo autunno, nonostante sia dimissionaria. Solo allora si terranno le elezioni per il rinnovo dei vertici. Fino al voto, il comitato direttivo centrale avrà il mandato di intervenire nelle discussioni sulla riforma della giustizia su cui sta lavorando il Parlamento e sul rinnovo della legge elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura.

Delle due riforme si è ricominciato a parlare domenica sera, subito dopo che Area e Unicost, due delle tre correnti che componevano il comitato direttivo dell’Anm, avevano deciso di fare un passo indietro dopo le prime pubblicazioni di telefonate e messaggi presenti nel fascicolo aperto dalla Procura di Perugia sul pm Luca Palamara, accusato di corruzione. Comunicazioni con altri magistrati, uomini della politica e dell’imprenditoria e giornalisti.

“L’Anm non è mai stata e non è a rischio di scioglimento”, ha affermato il presidente dimissionario, Luca Poniz. “Tutti noi siamo qui per tutelare i magistrati e a questo compito non verremo mai meno” assicura. Poi ha invitato tutti i colleghi a “respingere con forza l’idea che la magistratura sia quella che emerge dai giornali”.

Sulla questione è intervenuto l’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. “Gran parte delle intercettazioni si riferiscono ad un periodo successivo (a quello in cui ero in carica, ndr). Quelle relative alla mia consiliatura riguardano chat e messaggi tra consiglieri e magistrati, che io non potevo conoscere. Sono sorpreso per certe espressioni. Personalmente ho sempre cercato di garantire il corretto funzionamento dell’organo, come era mio dovere fare, rifiutando qualunque logica spartitoria”, ha dichiarato in un’intervista a la Repubblica.

La polemica arriva anche in Parlamento, cavalcata dalle opposizioni. “Quello che ho letto finora mi fa tremare i polsi perché sono consapevole dell’enorme potere che ha un magistrato”, ha affermato la senatrice della Lega e avvocato Giulia Bongiorno. “Davanti allo scandalo, molti dicono che non si meravigliano della logica delle correnti. Io dico invece che è una logica intollerabile, che non attenua e non giustifica un bel nulla”.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso