Il Giornale contro Crocetta: “Altro che taglio delle Province, gli sprechi aumentano”

Abolire le nove province siciliane e, al loro posto, istituire liberi consorzi di Comuni. E’ la mossa annunciata un mese fa dal governatore della Regione Siciliana Rosario Crocetta, che dovrebbe far risparmiare 50 milioni di euro. Ma il condizionale, in questo caso, è d’obbligo. Come si legge in un articolo de Il Giornale, più che un taglio delle spese potrebbe trattarsi di un aumento degli sprechi. Il disegno di legge approvato lo scorso 4 marzo prevede infatti la formazione di consorzi tra Comuni, che raggruppino 150mila abitanti ciascuno. Quindi, facendo rapidi calcoli, continua Il Giornale, si possono ipotizzare tra i 30 e i 35 consorzi. “ Vuol dire – spiega a il Sussidiario Stelio Mangiameli, professore ordinario di Diritto costituzionale – che al posto delle nove province avremmo oltre 30 presidenti, 30 direttori generali, 30 macchine blu per i presidenti e altrettante per i direttori, 30 sedi invece di nove. I consorzi – continua Mangiameli – sono una moltiplicazione dei pani e dei pesci. Con oltre 30 consorzi quante persone si sistemano?”.

Dubbi sulle nomine dei vertici. Non solo: gli amministratori provinciali, oggi, vengono scelti con elezioni amministrative, quindi  dai cittadini. I vertici dei consorzi comunali invece dovrebbero essere nominati dai Comuni. Dai politici stessi, insomma. Ma il Presidente Crocetta ha assicurato che “il nostro progetto non prevede gettoni per presidenti dei consorzi, ma solo rimborsi spese”.

I conti non tornano. Il giornalista de Il Giornale Paolo Bracalini avanza però un altro dubbio. Nella legge Salva-Italia del governo Monti si prevede che con il taglio di 110 province italiane si otterrà un risparmio di 65 milioni di euro l’anno. E qui i conti non tornano: com’è possibile che tagliandone solo nove, quelle appunto siciliane, si arrivi a risparmiare ben 50 milioni? Inoltre, tenendo conto che i 5600 dipendenti provinciali siciliani dovranno essere ricollocati e assorbiti, andranno comunque a pesare sulle casse degli altri enti locali. Difficile che a Palazzo d’Orleans nessuno lo abbia notato.

Claudio Paudice