Medici e infermieri al lavoro nel reparto di riabilitazione polmonare per pazienti Covid 19 eseguendo esercizi per la respirazione all'ospedale Zappatoni di Cassano d'Adda, 27 Marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

Il numero dei positivi due volte e mezzo superiorea quello ritenuto ufficiale

Secondo i dati della fondazione Gimbe conosciamo solo la punta dell'iceberg

Tutti i giorni alle 18 arriva il bollettino: i nuovi contagi, i guariti e i deceduti. Il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli li comunica in conferenza stampa, dopo che le venti regioni li inviano al Dipartimento. Ma il numero su cui si è sempre piuttosto scettici è tanto quello dei contagiati quanto dei deceduti. Perché, nel dato ufficiale, è calcolato il totale dei pazienti risultati positivi al tampone per il Coronavirus. Ma, tra asintomatici e sintomatici lievi, a molti questo test non viene effettuato. Se il dato dei pazienti positivi comunicato dal numero uno della Protezione Civile ha superato ieri le sei cifre (101.739 totali e 75.528 attuali), il numero dei cosiddetti sommersi potrebbe essere di molto superiore.

“Dei possibili casi di contagi sommersi in Lombardia non ne abbiamo idea, direi una stupidata” – ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – “Questa è una malattia particolarmente anomala, che nell’80% dei casi dà sintomi che sono meno di quelli dell’influenza e quindi è chiaro che ci siano stati casi in passato di cui non ci siamo minimamente accorti”. E infatti, secondo uno studio della Fondazione Gimbe del 26 marzo – quando i casi ufficiali erano 80.539 – i pazienti non censiti sarebbero stati ben 128mila, portando il totale a 208mila, con un conseguente abbassamento del tasso di letalità al 3,9 per cento, rispetto all’attuale 8% circa.

Oltre duecento mila infetti, quindi: un numero più di due volte e mezzo superiore (+158%) a quello dichiarato, che – nel caso in cui le proporzioni siano rimaste costanti in questi giorni – porterebbe il totale ufficioso dei positivi a 250mila.

Non solo i malati sommersi. Anche il dato dei decessi potrebbe non essere corrispondente a quello reale: tra coloro che sono morti in casa per cause “naturali”, ce ne sono anche tanti a cui non si è fatto tempo a eseguire un tampone. A Zogno ad esempio, un paese vicino all’epicentro dell’epidemia bergamasca, al 21 marzo erano venti i pazienti morti ufficialmente di Covid-19. Eppure nello stesso paese c’erano stati 78 decessi.

Giorgio Saracino

Giorgio Saracino, classe 1994, laureato in Lettere. Giornalista pubblicista, ha collaborato con varie testate. Ha frequentato la scuola di Giornalismo della Fondazione Basso di Roma. Quattro stage in redazione: Sky Sport 24, Radio Vaticana, Left e Report (Rai Tre). Stagista professionista.