HomeCronaca Covid-19, rimpatri difficili. “Incalcolabili” gli italiani all’estero: “Fateci tornare”

Covid-19, rimpatri difficili
Gli italiani all'estero:
"Fateci tornare a casa"

Finora 35mila rientri, 2mila al giorno

Preoccupano i 16 studenti in Honduras

di Patrizio Ruviglioni31 Marzo 2020
31 Marzo 2020

Da quando il nostro Paese è stato colpito dall’emergenza Coronavirus a causa delle restrizioni o delle cancellazioni dei loro viaggi di rientro, migliaia di italiani sono rimasti “fuori”. Per riportarli a casa, il ministero degli Esteri ha organizzato diversi voli insieme ad Alitalia, in base alle segnalazioni di ambasciate e consolati. È una situazione d’emergenza e – come ha spiegato l’Adnkronos in un’intervista al pilota di linea Clemente Ingenito, in questi giorni in prima linea nel recupero dei nostri concittadini sparsi per il mondo – gli aeroporti ancora a disposizione sono pochi. “Non ci sono ci sono orari e si attende solo, di volta in volta, l’ok della Farnesina”.

Il Corriere della sera definisce “incalcolabile” il numero di italiani all’estero. Alcuni sono fuori per esperienze di studio, altri per lavoro: al 28 marzo, in 35mila erano riusciti a far rientro in Italia, alla media di oltre 2mila al giorno. Certo è che il ministero degli Esteri riceve telefonate da 7mila connazionali al giorno, che domandano informazioni, chiedono di tornare o manifestano i loro problemi. Perché non sempre tutto fila liscio.

Fra le situazioni più urgenti, ci sono 36 giovani studenti dell’associazione Intercultura, bloccati in Honduras. Hanno tutti fra i 17 e i 18 anni, si trovano in un paese in cui c’è il coprifuoco e sono asserragliati con le famiglie che li hanno ospitati nelle loro case. L’appello delle mamme: “Fateli tornare a casa”. Una decina di italiani, invece, sono bloccati da quindici giorni a bordo di una nave da crociera Royal Caribbean, per giorni ancorata al largo delle Bahamas. Costretti in cabina, con acqua e cibo razionati. In attesa di sbarcare, e mentre il virus si diffonde velocemente tra i membri dell’equipaggio. Per entrambi, l’unità di crisi si sta muovendo.

Drammatica anche la storia di due fidanzati, bloccati in Laos da due settimane. Il loro viaggio era iniziato lo scorso 17 febbraio. “Ma arrivati nel Laos la situazione è precipitata. Noi italiani venivamo visti come untori”, hanno raccontato all’Ansa. “Qui non c’è l’ambasciata italiana e quella francese, alla quale abbiamo fatto riferimento, era super intasata e il console non ci ha ricevuto”. La Farnesina sta seguendo la vicenda, e ha raccomandato loro prudenza.

Va meglio per gli ottocento connazionali in Australia, di cui si era parlato ieri. Sono per lo più giovani: se il numero dovesse essere questo, la Farnesina predisporrà un volo di Alitalia. Intanto, grazie anche alla collaborazione della Qatar Airways (una delle poche compagnie ancora attive) le autorità del nostro Paese stanno riuscendo a far imbarcare le persone con esigenze maggiori: minori non accompagnati, anziani e disabili. Risolta anche la situazione in Guatemala, dove settecento cittadini europei (di cui alcuni italiani) attendevano il rimpatrio. Domenica è partito il primo volo, domani il terzo e ultimo. Tutti organizzati dall’ambasciata tedesca e dalla rappresentanza dell’Unione Europea in Guatemala. Per tutti coloro che tornano in Italia, l’ordinanza firmata lo scorso 28 marzo prevede l’obbligo di quarantena.

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