Roberto Salis, il padre di Ilaria, in carcere in Ungheria, parla con i giornalisti all'uscita del Ministero della Giustizia / Foto Ansa

Il padre di Ilaria Salis attacca il governo italiano"Siamo stati lasciati soli"

Nordio e Tajani: "Nessuna interferenza" Dall'Ue: "Pronti ad aiutare"

ROMA – “Siamo stati lasciati soli”. Roberto Salis esce demoralizzato dal ministero della Giustizia dopo i colloqui avuti ieri, 5 febbraio, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Lo Stato italiano non intende fare nulla, dipende tutto dal giudice ungherese. Ma in quel carcere lì si può anche morire”, ha detto Salis ai giornalisti. È lo sconforto di un padre che sottolinea come per la figlia, “torturata, senza carta igienica e senza sapone”, non sia mai uscita una lettera di protesta dal ministero degli Esteri.

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Roberto Salis parla con i giornalisti all’uscita del Ministero della Giustizia al termine degli incontri con i ministri degli Esteri e della Giustizia Antonio Tajani e Carlo Nordio / Foto Ansa

Salis e il suo avvocato, Eugenio Losco, speravano in un faccia a faccia decisivo per provare a trovare una soluzione al caso di Ilaria, la 39enne detenuta a Budapest da quasi un anno e apparsa in udienza in catene la scorsa settimana. “Non è una privilegiata, si tratta di applicare le norme”, ha commentato all’Ansa l’avvocato Losco.

Nella serata di ieri, invece, Salis e Losco hanno fatto sapere che quei colloqui sono andati “molto peggio” di quanto si aspettassero. Dunque, nessuna collaborazione da parte del governo, che ha rifiutato di accogliere le istanze presentate: arresti domiciliari in Italia o in Ungheria, presso gli uffici dell’ambasciata italiana, e un documento di garanzia da fornire a Budapest, con cui l’Italia rassicurava l’Ungheria sul fatto che a Salis sarebbero state applicate le dovute misure cautelari una volta trasferita nel nostro Paese.

La risposta del governo 

“Non possiamo interferire nel processo”, spiegano il Guardasigilli e Tajani. In particolare, è Nordio a ribadire che “un’interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l’organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale ed irricevibile”. Un secco “no” arriva anche dal viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che sottolinea la necessità in primo luogo dei domiciliari in Ungheria, per far sì che successivamente Ilaria possa essere portata in Italia. Al contempo, il ministro della Giustizia prospetta l’ipotesi di una possibile soluzione: che i legali della giovane insistano per “l’eventuale esecuzione degli arresti domiciliari in Italia”.

Commissione Ue: “Domiciliari a Salis sono in linea con il quadro dell’Unione”

Il caso Salis è stato trattato anche alla plenaria di Strasburgo, dove la commissaria Ue per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, non ha utilizzato mezzi termini. I domiciliari a Ilaria Salis sono “in linea con le conclusioni del Consiglio Ue”, ha commentato, dicendosi inoltre disponibile a trovare una soluzione “sostenibile”. Nel frattempo, avverte l’Ungheria, “l’Ue non esiterà a avviare procedura di infrazione in caso di violazione del diritto comunitario”.

Martina Vivani

Nata a Roma nel '96, sono laureata in Lettere Moderne ed Editoria e scrittura. Guidata da un forte interesse per il mondo della comunicazione, sogno di poter diventare giornalista professionista.