Il Papa aveva deciso di dimettersi da tempo.
Quattro italiani tra i possibili successori

“Ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato in piena libertà, l’ho fatto per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo e aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto”. Lo ha dichiarato papa Benedetto XVI durante l’udienza generale che si è tenuta questa mattina nell’Aula Nervi e in cui le sue parole sono state accolte da un’ovazione della folla. Per la celebrazione del mercoledì delle Ceneri di questo pomeriggio il Papa ha inoltre deciso di annullare la processione penitenziale che avrebbe dovuto presiedere all’Aventino e di celebrare la messa nella Basilica di San Pietro.

E intanto, a soli due giorni dalla dichiarazione del Papa che ha scioccato il mondo cattolico, emergono polemiche di ogni genere sulle motivazioni che hanno indotto il pontefice a compiere questo passo. Vengono inoltre alla luce le speculazioni sull’ipotesi che il Papa avesse deciso di lasciare il pontificato già da tempo. Sembra infatti che il pontefice vi avesse fatto una chiara allusione nel libro del 2010 Luce del mondo di Peter Seewald, in cui, rispondendo a una domanda sulle sue possibili dimissioni nel mezzo delle polemiche per lo scandalo dei preti pedofili, Benedetto XVI aveva detto: “Quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché questo sicuramente non è il momento di dimettersi. Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più, ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo”. E aveva aggiunto: “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi”. Della sua decisione di rinunciare il Papa avrebbe inoltre parlato a monsignor Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, che l’anno scorso, durante la trasmissione Un giorno da pecora aveva detto che, a suo avviso, Benedetto XVI si sarebbe potuto dimettere dopo la pubblicazione dell’ultimo libro su Gesù, dato alle stampe subito prima di Natale. “Penso che si senta molto stanco, basta vederlo, è uno abituato agli studi”, aveva dichiarato Bettazzi.

Altre polemiche sono emerse in merito a un documento anonimo in lingua tedesca, che era circolato all’inizio dello scorso anno, consegnato dal cardinale colombiano Castrillon Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa, con voci di un complotto ai danni del Papa, che alludeva alla possibilità di un attentato “entro 12 mesi” al Santo Padre o quanto meno alla sua “detronizzazione”. Il documento affrontava anche il tema della successione di Ratzinger, indicando come prescelto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. E nel frattempo è venuto fuori che Ratzinger si sarebbe voluto dimettere subito, senza aspettare alcun periodo di vacatio, ma che non aveva potuto, dato che durante l’ultimo periodo del mese si sarebbero svolti appuntamenti che andavano espletati sotto la sua direzione. L’anello del pontefice, rotto tradizionalmente alla morte di ogni papa, verrà spezzato dopo il 28 febbraio e a quanto sembra “Benedetto XVI non avrà alcuna influenza sul Conclave incaricato di eleggere il suo successore e i cardinali saranno completamente autonomi nelle loro decisioni”, come ha dichiarato il suo portavoce padre Lombardi. Ma tra gli osservatori emerge l’ipotesi che il papa, ancora vivo e influente, avrà comunque il suo peso e alcuni ipotizzano addirittura che fra il Papa vecchio e quello nuovo si possa instaurare una inusuale forma di collaborazione, mentre altri tendono a pensare che si apriranno dei contrasti.

Sul nome del prescelto comunque c’è ancora grande incertezza, i favoriti sembrano essere i due allievi di Ratzinger: l’italiano Angelo Scola e l’austriaco Christoph Schonborn. Accanto a loro si fanno strada però altri profili, tra cui spicca quello del canadese Marc Ouellet, di 69 anni, capo della Congregazione per i vescovi, che ha una notevole esperienza pastorale, è a contatto quasi quotidiano con il Papa e ha un profilo da outsider, il che lo metterebbe al riparo da curiosità e attenzioni da parte dei fedeli e dell’opinione pubblica mondiale. Potrebbe essere inoltre il candidato prescelto dagli americani, sempre più potenti in Vaticano, e che potrebbero preferirlo a un avversario europeo.

Altri nomi che emergono tra i papabili sono quello dell’italiano  Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura e dell’arcivescovo di Genova, quello del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e quello del cardinale Tarcisio Bertone. Fra gli stranieri due candidati risaltano tra tutti: l’ungherese Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e presidente della Conferenza episcopale d’Europa e l’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, che ha solo 56 anni e che costituisce una delle voci più rappresentative del pensiero teologico asiatico. Altri possibili candidati sono il francese Jean-Louis Tauran, il guineano Robert Sarah, il ghanese Peter Appiah Turkson, capo del Consiglio giustizia e pace e il brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo. Di chiunque si tratti, molti avvertono l’esigenza di un successore chiamato a fare pulizia in modo radicale e a ridisegnare i confini e l’identità del Vaticano cominciando a smantellare le incongruenze più vistose e a fare luce sulle troppe ombre che hanno oscurato gli ultimi anni del tormentato pontificato di Benedetto XVI, segnato dalle inchieste giudiziarie che stanno riguardando istituzioni finanziarie vaticane come lo Ior e dagli scandali dei preti pedofili e di Vatileaks.

Alessia Argentieri