Il Pci nacque a LivornoNel congresso socialistala sinistra si scoprì divisa

Al Teatro Goldoni sei giorni di scontri e i rivoluzionari lasciarono il partito

“Proletari di tutti i Paesi unitevi”. Lo striscione era sopra il ritratto del profeta del comunismo Karl Marx sulla volta del Teatro Goldoni a Livorno, dove il 15 gennaio 1921 si aprì il diciassettesimo Congresso nazionale del Partito socialista italiano. L’Internazionale chiedeva di cambiare il nome al partito, chiamarlo “comunista” ed espellere i riformisti. A differenza dei socialdemocratici di Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi, già espulsi dal partito nel 1912, anche i socialisti riformisti di Filippo Turati condividevano, con le altre componenti, la necessità di superare il capitalismo per approdare al socialismo. Condannando l’opzione rivoluzionaria – secondo le parole del vecchio Filippo Turati – “violenza della minoranza sulla maggioranza”, questi socialisti praticavano il metodo del gradualismo parlamentare. Ma il vento della rivoluzione russa dell’ottobre del 1917, in cui i bolscevichi di Lenin avevano preso il potere con la carta dell’insurrezione e instaurato la dittatura del proletariato sulla punta delle baionette dell’Armata rossa, animava gli “intransigenti” che volevano “fare come in Russia”: Amedeo Bordiga, Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Umberto Terracini, Nicolò Bombacci e Ignazio Silone.

Il Teatro Goldoni ospitò cento anni fa il congresso socialista da cui nacque il Pci

Intonando l’Internazionale contro ogni intervento riformista – “Un gran stendardo al sol fiammante dinanzi a noi glorioso va”- i comunisti iniziarono ad accusare di tradimento anche i socialisti massimalisti, che, pur non escludendo la carta dell’insurrezione,  erano contrari – a differenza di quanto chiesto dai comunisti- all’espulsione dei riformisti e soprattutto all’ingerenza bolscevica.  Moderati e massimalisti dal partito intonavano cori contro il delegato dell’Internazionale comunista, il bulgaro Christo Kabakciev, “Viva il Papa, viva il Papachieff!” mentre i comunisti replicavano “viva la Russia, viva il Komintern”.

Ma proprio a poco più di tre anni dalla Rivoluzione d’Ottobre con la presa del Palazzo d’inverno in Russia, i comunisti non riusciranno a espugnare il Goldoni. La loro mozione si fermerà solo 58.783 voti contro i 98.028 presi dai massimalisti “unitari” del direttore de L’Avanti, Giacinto Menotti Serrati. In corteo sotto la pioggia verso il teatro San Marco, i comunisti lasceranno il Psi per fondare, il 21 gennaio, il “Partito Comunista d’Italia”. Il loro primo segretario, Amedeo Bordiga, porterà avanti una politica di isolamento, proprio mentre in Italia stava prendendo piede il fascismo. Ancora oggi il Congresso di Livorno è oggetto di discussione tra storici e esperti politologi e continua a dividere la sinistra italiana, nonostante la fine del comunismo e cento anni di storia. La storia del Pci.