Il tira e molla di Grillo allontana l’accordo sul governo. Toto-premier: dopo Bersani tocca a Passera e Cancellieri

Nessuna fiducia ad un governo dei partiti. Ad uno tecnico: forse. Anzi: no. Il Movimento 5 Stelle dice tutto e il contrario di tutto e nel giorno in cui, a Roma, i “grillini” si presentano (anche a loro stessi) ed inizia a prendere forma l’embrionale organizzazione del loro “non partito”, arriva l’ennesima fumata nera per il prossimo esecutivo.

Rispedito dunque al mittente l’ultimatum di Bersani, che l’altro giorno aveva minacciato l’immediato ritorno alle urne in caso di mancata fiducia ad un “suo” governo, in attesa che dalle segreterie di partito esca una soluzione in grado di accontentare i difficili gusti dei neo-deputati (anzi, dei “neo-cittadini”) e soprattutto del loro guru Beppe Grillo.
Dietrofront sul governo tecnico. In realtà, per la prima volta, uno spiraglio è sembrato aprirsi quando sul banco della discussione è stata messa l’ipotesi di un governo tecnico. Tutto sembrava dipendere dal nome prescelto da Napolitano e dai leader di Pd e Pdl. Anche perché Grillo è da tempo convinto che, nelle segrete stanze, si siano già accordati per proporre il Ministro dello sviluppo economico uscente, Corrado Passera. Oggi, però, l’ennesimo cambio di rotta: niente ipotetica fiducia, niente «vediamo», niente orizzonti di accordo.
Per ora, a scanso di equivoci, il Capo dello Stato sembra orientato a rispettare il volere delle urne affidando un mandato esplorativo a Bersani; solo in un secondo momento, di fronte all’impossibilità di raggiungere una maggioranza in entrambe le Camere (Senato in particolar modo) si passerebbe a valutare un nome “terzo”: secondo voci di corridoio, subito dopo Passera, sarebbe il turno di Stefano Rodotà; ma alcuni giurano che il fallimento di un governo politico spianerebbe la strada all’ex Ministro dell’interno Cancellieri; un governo di scopo, il suo, che resterebbe in sella giusto il tempo necessario per stabilizzare l’economia accontentando i mercati europei e scrivere una nuova legge elettorale in grado di consegnare (almeno sulla carta) al Paese la tanto agognata governabilità.
I “grillini” invadono Roma. Intanto, dopo un frettoloso cambio di hotel (nel tentativo di aggirare giornalisti e curiosi), è andata ieri in scena nella Capitale la sfilata dei “grillini”. Eletti (per alzata di mano dagli altri colleghi) i primi due capogruppo, in carica tre mesi per poi passare il testimone ad altri: Vito Crimi, 40enne palermitano, al Senato e Roberta Lombardi, 39enne romana, alla Camera. Ma soprattutto: 163 presentazioni in stile reality, diffuse in rete attraverso la diretta streaming sul blog di Grilllo, che ci mostrano per la prima volta (in rigoroso ordine alfabetico) i deputati del Movimento 5 Stelle. Ce n’è per tutti i gusti: studenti, impiegati, disoccupati ma anche avvocati, musicisti ed esperti di nuove tecnologie. Idee diverse per un progetto comune: entrare in Parlamento per rovesciarlo dall’interno.
Peccato che senza fiducia sarà per loro impossibile farlo. «Mai fiducia a governi tecnici» è il grido di battaglia fresco di giornata partorito da Grillo; un credo prima ancora che una linea politica per i suoi seguaci. La confusione regna sovrana e, a dispetto di quanto affermino i Cinquestelle, le loro reali intenzioni sono tutt’altro che chiare. Il tempo però stringe e, in un quadro del genere, il ritorno alle urne non sembra poi così lontano. 

Marcello Gelardini