HomePolitica Taranto, conto alla rovescia per l’ex Ilva
Oggi Mittal presenta l’atto di recesso

Countdown per l'Ilva
Oggi ArcelorMittal
presenta l'atto di recesso

Non decolla l'ipotesi nazionalizzazione

Conte richiama tutti alla responsabilità

di Massimiliano Cassano12 Novembre 2019
12 Novembre 2019

I tempi stringono e la questione Ilva-ArcelorMittal non accenna a sbloccarsi. Oggi il colosso siderurgico franco-indiano depositerà l’atto di recesso al Tribunale di Milano, dopo che lo scorso 5 novembre aveva inviato agli ex commissari straordinari dell’acciaieria i termini del retrofront che, tra gli altri, prevede la “retrocessione” di quasi 11mila dipendenti, di cui più di 8mila a Taranto.

Tramite una lettera riportata questa mattina su “Repubblica”, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha richiamato alla responsabilità “tutti gli attori istituzionali” per aprire un “Cantiere Taranto”, un tavolo in cui affrontare la questione Ilva sotto tutti i punti di vista: “Invito tutti a presentare proposte e progetti al Consiglio dei Ministri di giovedì per arrivare con urgenza a soluzioni eque e sostenibili”, l’appello del premier.

Tra le ipotesi al vaglio, non convince quella di nazionalizzare l’acciaieria: “Tecnicamente è poco fattibile e problematica sotto vari punti di vista”, spiega al “Corriere della Sera” Antonio Misani, viceministro dell’Economia. “La via maestra è riaprire il confronto con ArcelorMittal – ha aggiunto – tenendo conto che i cinquemila esuberi annunciati sono inaccettabili e che gli impegni contrattuali vanno mantenuti”. Confronto che però al momento non c’è stato. L’incontro previsto per oggi tra il governo e i vertici del gruppo è slittato, e Lakshimi Mittal – fondatore del colosso siderurgico – resta fermo sulle sue richieste: 5.000 esuberi per restare a Taranto.

Intanto gli ex commissari straordinari presentano ricorso, perché “non ci sono le condizioni giuridiche per la rescissione del contratto di affitto dell’ex Ilva”. Lo scudo penale, motivo principale che ha spinto ArcelorMittal verso il recesso, non è infatti esplicitamente citato nel contratto. Ma il gruppo si appella alla clausola sulle “variazioni del quadro giuridico generale” per giustificare il passo indietro.

E mentre Italia Viva presenta due emendamenti al decreto fiscale per la re-introduzione della protezione penale per i vertici aziendali, Conte risponde: “Il problema è industriale, non giudiziario”, aggiungendo che “lo scudo sarà introdotto solo se accetteranno le altre condizioni”.

In attesa della decisione del Tribunale sul ricorso e di nuovi sviluppi nella trattativa, ArcelorMittal continua a perdere circa 60 milioni al mese dalla riduzione al 30% degli approvvigionamenti, mentre il destino di 8.277 dipendenti tarantini resta appeso a un filo, sottile, e certamente non fatto di acciaio.

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