HomeCronaca “In Nigeria i cristiani scappano dal terrore e non solo dalla povertà”

"In Nigeria i cristiani
scappano dal terrore
e non solo dalla povertà"

Il direttore Monteduro a LumsaNews

spiega i motivi delle stragi di fedeli

di Rosario Federico01 Febbraio 2024
01 Febbraio 2024

Alessandro Monteduro, direttore della fondazione cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre, analizza con LumsaNews le persecuzioni cristiane in Nigeria in seguito all’attentato della vigilia di Natale in cui hanno perso la vita trecento persone.       

Perché i cristiani sono perseguitati? 

“I cristiani soffrono come soffrivano duemila anni fa. Soffrono perché sono percepiti come figli di un Occidente che non manifesta una grande considerazione nei loro riguardi. I fedeli vengono percepiti come pacificatori. Essere un pacificatore significa creare un ponte di comunicazione tra parti che hanno difficoltà ad avere un dialogo”. 

Avere il ruolo di pacificatori può portare queste conseguenze?  

“Quando Isis si insediò nel nord dell’Iraq nel 2014 la cacciata dei cristiani fu motivata soprattutto da questo: i cristiani svilupparono il dialogo a Mossul non solo tra le comunità medesime ma erano il cuscinetto tra i sunniti e gli sciiti. Questo era inaccettabile per chi si faceva interprete e si fa tuttora interprete di un’ideologia estremista. Non di una fede, ma certamente di un’ideologia politica religiosa ma deviata”. 

Quale è l’attuale situazione in Nigeria?  

“In Nigeria è in atto una caccia all’uomo. Quando gli estremisti entrano nei villaggi colpiscono innanzitutto realtà in cui vi è la presenza di cristiani. Gli autori dell’eccidio del 24 dicembre sono uomini di etnia fulani, allevatori di bestiame che cercano di acquisire nuovi terreni e lo fanno ai danni dei cristiani”. 

Cosa potrebbero fare le società occidentali?

“Ci vorrebbe maggiore consapevolezza. Ciò che sta avvenendo in Nigeria e in tutta l’area del Sahel è fotografato perfettamente rispetto a quello che sta avvenendo sulle coste di Lampedusa, di Pantelleria. Si scappa dall’insicurezza, dal terrore e non solo dalla povertà. Interessiamoci della sicurezza delle coste, intervenendo lì e cercando di far venire meno quelle cause del terrore e dell’insicurezza”.   

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