HomeCronaca Il suicidio dei sospetti: “Raffaele Bucci poteva svelare i rapporti ‘ndrangheta-Juve”

Il suicidio dei sospetti
"Bucci poteva svelare
rapporti 'ndrangheta-Juve"

L'intervista a Federico Ruffo (Report)

sulla strana morte dell'ultras-dirigente

di Federico Marconi13 Ottobre 2019
13 Ottobre 2019

Si getta da un cavalcavia, un volo di quaranta metri in pieno giorno. Senza preavvisi, un biglietto, una frase alla famiglia. Un suicidio, apparentemente. È morto così Raffaele Bucci, ultras, bagarino e dipendente della Juventus. “Poco prima era stato ascoltato dai magistrati che indagavano sulla ‘ndrangheta e la curva della Juventus”, spiega Federico Ruffo. Giornalista di Report, indaga il mondo delle curve, i legami pericolosi tra tifo e crimine. Per il suo lavoro è stato minacciato di morte, non solo a parole: un anno fa c’è chi ha tentato di dare fuoco a casa sua.

Chi era Raffaele Bucci?

Era un ex capo ultras, il cassiere dei “Drughi” di Dino Mocciola, che allora era in carcere per l’omicidio di un carabiniere. In sua assenza, era Bucci a tenere i conti. Lo conoscevano tutti allo stadio, era una persona di una simpatia straordinaria. Ed era lui che dava i biglietti e trattava con la società.

Una sorta di uomo-cerniera tra ultras e società, tant’è che poi fu assunto dalla Juventus.

Poco prima di morire era diventato vice Slo, una figura che all’interno della società si occupa dei rapporti con i tifosi e le forze dell’ordine. La Juventus sceglie un ultras, bagarino riconosciuto, per gestire i rapporti con gli ultras. E questo è uno snodo fondamentale.

Era l’unico che poteva far capire ai magistrati se i soldi della Juventus finivano alle ‘ndrine.

Bucci è l’unico che può sapere. Bagarino, ultras in rapporto con tutti per via della gestione dei biglietti, conosce i Dominello (‘ndranghetisti vicini alla cosca Pesce-Bellocco, infiltrati nella curva bianconera, ndr), e dipendente della Juventus: la persona perfetta da sentire in un’indagine che vuole appurare i rapporti tra società e famiglie mafiose. Però Bucci è una “simpatica canaglia”, uno buono, non adatto alla pressione di un confronto serio con un magistrato. E messo sotto torchio da un giudice sicuramente avrebbe parlato, svelando forse un giro che era meglio non venisse fuori.

Però Bucci, dopo il primo colloquio in procura, viene trovato morto.

Bucci aveva molto da dire. Ed era un pericolo per chi non voleva che parlasse. Aveva molti legami, molti di più di quelli che si potessero immaginare. E lo sappiamo dalle indagini sulla sua morte. In procura si presenta un uomo dei servizi segreti, dell’Aise, e dice ai magistrati che era un loro informatore, che li aiutava in un’indagine sull’eversione di destra in Piemonte. Bucci si rivolge a lui subito dopo il primo incontro con i giudici, gli dice che crede che la sua “posizione” è bruciata. Questo fa pensare che Bucci aveva un ruolo molto più operativo di quello che è stato poi detto.

Non parlava però solo con i servizi.

Infatti salta fuori che era anche un informatore della Digos, con cui aveva uno scambio di informazioni costante.

Un’altra anomalia è il conto in banca di Bucci.

Sul suo conto corrente ci sono troppi soldi: circa 400mila euro. Che non si giustificano con lo stipendio di Bucci, ma che in larghissima parte provengono da un flusso straordinario di vincite al lotto: migliaia di euro anche nel giro di poche ore, sempre nella stessa tabaccheria.

E come faceva?

Era un mondo di lavare i soldi. Anche abbastanza sicuro. Ed è difficile che quei soldi non venissero dal bagarinaggio: forse li intascava alle spalle dei Draghi.

Quindi in poco tempo si scopre che Bucci passava informazioni ai servizi segreti, alla Digos, e probabilmente intascava, senza dirlo, i proventi del bagarinaggio dei Drughi?

Sì, e difficilmente Dino Mocciola, il capo di quel gruppo ultras, avrebbe permesso una cosa del genere. Tant’è che c’è più di un testimone che avrebbe visto un pestaggio di Mocciola nei confronti di Bucci.

Per te si è suicidato?

Ora la procura di Cuneo ha riaperto il fascicolo, indaga per omicidio. Forse riuscirà a fare chiarezza e a capire come sono andate veramente le cose. Anche perché le prime indagini sono state inquinate da diverse stranezze: mancavano le foto del corpo, i suoi effetti personali sparivano e ricomparivano. Io credo che se da quel cavalcavia si è buttato da solo, qualcuno o qualcosa deve averlo spinto a farlo. Da solo non lo avrebbe fatto.

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