Lazio's supporters show a flag in memory of Lazio's chief supporter Fabrizio Piscitelli (also know as "Diabolik"), killed on 07 August in Rome, during the Italian Serie A soccer match SS Lazio vs AS Roma at the Olimpico stadium in Rome, Italy, 01 September 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

"Gli ultras sono intoccabiliLa politica non intervienepuò farlo solo Mattarella"

Massimiliano Coccia si rivolge al Colle "Ignorati gli striscioni per Diabolik"

“La politica non si vuole occupare del problema delle curve. È così da anni: quando c’è il fatto di cronaca si riaccende la luce, se ne discute un po’, ma poi cala sempre il silenzio. E per questo abbiamo deciso di scrivere una lettera al presidente della Repubblica”.

Spiega così Massimiliano Coccia, giornalista di Radio Radicale, la scelta di rivolgersi direttamente a Sergio Mattarella. Un appello inviato nei giorni successivi all’omicidio di Fabrizio Piscitelli, il capo ultras della Lazio legato a doppio filo al mondo della criminalità organizzata, osannato dai suoi compagni di curva per giorni.

Hanno fatto discutere le esequie pubbliche e le coreografie negli stadi.

“Se fosse morto un appartenente al clan dei Casalesi e una curva gli avesse dedicato uno striscione, l’opinione pubblica sarebbe insorta. Ma se si fa per Diabolik, che pure con la camorra aveva solidi rapporti, passa tutto in cavalleria. E se ne scrivi, se lo racconti, e questa gente inizia a prendersela con te, c’è anche chi pensa che te la sei andata a cercare”.

Cosa avete chiesto a Mattarella?

“Nello Trocchia e io abbiamo chiesto al presidente di intervenire sulla questione curve non solo perché è il garante della Costituzione, ma anche perché è l’unica persona che non passa per un giudizio diretto degli elettori. La politica infatti non se ne vuole occupare perché i gruppi ultras sono un serbatoio di clientele, consenso e soprattutto voti, per gli amministratori locali e nazionali”.

Parla della Costituzione. In che modo questi gruppi la metterebbero a rischio?

“Da giornalista ho sperimentato più volte le limitazioni alla libertà di informazione a cui si va incontro parlando di questo mondo. Non solo a livello di insulti e minacce che ricevi dopo la pubblicazione di un articolo. E poi basti pensare all’ideologia che spesso li unisce, il fascismo, l’antitesi della carta costituzionale”.

Quali reazioni ci sono state dopo il vostro appello?

“Penso che l’azione del Quirinale risulterà evidente soltanto tra qualche tempo. Sono certo che la sensibilità del presidente Mattarella e dei suoi collaboratori porterà a qualcosa. Dalla politica invece niente: abbiamo mandato la nostra lettera anche a dei parlamentari, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Nessuno evidentemente vuole andare contro alle curve”.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso