ROMA – Si allontanano le coste di Creta e si fanno sempre più vicine le acque israeliane per la Global Sumud Flotilla, che con le sue 42 imbarcazioni ha deciso di proseguire la sua missione umanitaria. L’obiettivo di raggiungere le coste di Gaza dovrebbe concretizzarsi nel corso della settimana, ma gli ostacoli sono innumerevoli. Ad avvisare dei pericoli nel caso in cui il blocco israeliano venga sfondato è il ministro della Difesa Guido Crosetto. L’intento di forzare disposizioni militari straniere perpetuato dalle barche civili avrebbe “effetti drammatici con rischi elevati ed irrazionali” secondo il ministro, che sottolinea invece la volontà del governo italiano di trovare soluzioni più “efficaci e sicure per aiutare realmente la popolazione di Gaza, attraverso i canali umanitari e diplomatici, tutti già attivi”.
La Flotilla prosegue, Maria Elena Delia difende la decisione
Un piano governativo esposto da Crosetto alla rappresentante italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, che dopo l’ultimo attacco alle imbarcazioni umanitarie ha lasciato momentaneamente la missione per esporre le posizioni della flottiglia a Palazzo Chigi. Al margine degli incontri in Parlamento, Delia ha criticato l’intromissione del governo alla soluzione, poi rifiutata, di far arrivare gli aiuti tramite la mediazione del patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa. “L’idea era di affidare a Pizzaballa gli aiuti, ma non si è riuscita a sviluppare in maniera concreta” – ha dichiarato – “ma il governo si è appropriato di un canale che si stava esplorando, portandolo su strade diverse”.
Israele accusa la missione: “Al servizio di Hamas”
Una decisione quella di continuare la rotta verso Gaza – definita da Israele come l’ennesima “provocazione al servizio di Hamas” – che evidenzierebbe invece la volontà della Flotilla di anteporre gli obiettivi politici a quelli umanitari. Tuttavia nell’incontro diplomatico tra l’ambasciatore italiano Luca Ferrari e il presidente israeliano Herzog, Tel Aviv ha assicurato a Roma di non voler utilizzare una forza letale contro le imbarcazioni dei civili, ma di mantenere comunque una linea dura nel caso in cui venga forzato il blocco navale.
Tensioni nella Flotilla, fotoreporter: “Non sono più allineato”
La scelta di proseguire la rotta verso la Striscia ha creato frizioni anche all’interno della stessa missione, dove alcuni attivisti hanno deciso di scendere dalle imbarcazioni durante l’impasse creato a Creta. Tra questi spiccano le dichiarazioni del fotoreporter Niccolò Celesti che, a colloquio con il Corriere della Sera, ha difeso la missione pur discostandosi dalle ultime decisioni del comitato direttivo. “Non sono più allineato” – ha detto – “A noi avevano detto che l’obiettivo era smuovere le coscienze attraverso una sorta di azione provocatoria, ma restando in acque internazionali, ovviamente il più vicino possibile a Gaza”.
A difendere invece l’avanzata verso Gaza è l’asse Schlein – Conte, che dalle linee dell’opposizione avvisa il governo di “fare tutto quanto in suo potere per proteggere l’incolumità di questa missione pacifica e umanitaria”.