Ripensare la smart cityMorozov in un saggiocritica le aziende digitali

E' stato intervistato da Repubblica "Città, riprendetevi i dati in Rete"

Un modello alternativo di “smart city”. E’ questa la proposta di Evgeny Morozov, sociologo e critico del web ospite del Festival della Comunicazione di Camogli. Nell’intervista pubblicata oggi su Repubblica Morozov spiega le due categorie relative ai dati su cui ragiona da tempo: l’estrattivismo e il distribuzionismo. “Sono due dinamiche opposte – ammette il sociologo -. La prima è la tendenza delle aziende digitali, le cosiddette Big Tech, di estrarre sempre più dati dalle nostre attività online. La seconda è la reazione dei tanti preoccupati da questo accaparramento che chiedono una ridistribuzione verso i veri titolari di quei dati, ovvero tutti noi”. In realtà il campo distribuzionista distingue tra un approccio di destra, che “si muove all’interno della cornice liberale classica, a partire dal diritto di proprietà. Big Tech guadagnerebbe meno perché una parte degli utili andrebbero agli utenti”, e uno di sinistra in cui “ si è ipotizzato che il possesso dei dati potrebbe essere attribuito a una specie di trust pubblico”.

Morozov sostiene che “l’idea che le città, grazie all’aggiunta di sensori e software, possano attrarre cittadini più intelligenti e quindi soldi più intelligenti è vecchia”. Il termine smart city fu originariamente adottato da Ibm e da Cisco come strumento di marketing, per vendere i loro servizi. Secondo Morozov però il termine è stato successivamente declinato male a causa delle classifiche di affidabilità dei cittadini, il cosiddetto ranking, diventato molto importante. “Nel mito fondativo di Internet c’è stato il culto dell’anonimato – sostiene il sociologo -. Via via venuto meno quando Facebook ha fornito le credenziali per accedere a una quantità sempre crescente di siti e servizi. Una volta che il navigatore ha avuto un nome e un cognome è stato possibile valutare la sua reputazione. E la reputazione, quantificata attraverso il ranking, ha sostituito i suoi diritti. D’altronde – conclude Morozov – diritti digitali è sempre stata un’espressione fuorviante, dal momento che si tratta di permessi, concessioni d’ uso. Ogni azienda ha sempre sognato di poter conoscere in anticipo quali fossero i clienti indesiderabili, per tenerli alla larga. Ieri eBay, oggi Uber e Airbnb hanno realizzato quel sogno”.

Valerio Cassetta

Nato a Roma il 26 agosto 1990, è iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 2012 nell'elenco dei pubblicisti. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università Lumsa di Roma nel 2015, collabora con "Il Messaggero" per la redazione sportiva. Inviato e reporter radio-televisivo.