Margherita Fioruzzi

"Abbiamo lanciatouna petizione per dare vocea una realtà insostenibile"

Margherita Fioruzzi di “Mama Chat” "Non è una battaglia agli ospedali"

Margherita Fioruzzi è co-fondatrice di Mama Chat, il primo ente europeo a offrire assistenza psicologica online tramite psicoterapie low-cost e uno sportello chat gratuito e anonimo. Il suo scopo è quello di combattere tutti i tipi di violenza sulle donne, favorire l’accesso ai servizi di supporto psicologico per donne e famiglie e promuovere l’importanza del benessere mentale a tutte le età. Dopo la morte del neonato soffocato all’interno dell’ ospedale Sandro Pertini di Roma il 7 gennaio scorso, l’associazione ha lanciato la petizione “Basta morti inutili e mamme sole! Chiediamo di garantire accompagnatori H24” nel tentativo di evidenziare il dramma della violenza ostetrica in Italia.

Cosa ha spinto Mama chat a lanciare la petizione online?

“Sicuramente una forte rabbia per il trattamento rivolto alle donne. Quello che è successo alla mamma del Pertini ha generato un grande movimento all’interno della nostra associazione. Abbiamo scelto di creare questa petizione per portare all’attenzione di chi ci governa il fatto che la situazione è insostenibile: i partner lasciati fuori dagli ospedali, i diritti calpestati  delle mamme, il rooming in forzato – che è una pratica che rientra assolutamente nelle forme di maltrattamento di violenza ostetrica – quindi tutta una serie di questioni urgenti che erano da affrontare.”

La petizione che avete lanciato ha riscosso un successo importante, arrivando a     oltre 100mila adesioni in poco più di 24 ore. Questo cosa racconta delle esigenze degli italiani?

“Che quello che sta accadendo alle famiglie e alle neomamme è un problema molto diffuso, di cui si parla purtroppo poco. Noi di Mama Chat ascoltiamo continuamente storie di traumi dovuti a parti estremamente maltrattanti su più livelli: sia psicologico ed emotivo che fisico. Quindi la nostra non è una battaglia contro gli ospedali o i reparti di ostetricia e ginecologia. Il nostro è un appello ai governi perché vengano implementate e pensate delle linee guida che siano più al passo con i tempi e i bisogni reali delle famiglie. Un riconoscimento di linee guida e una formazione che sia molto più precisa sul tema della violenza ostetrica”.

Dalla vostra esperienza la violenza ostetrica è un fenomeno trasversale o colpisce di più una certa categoria di partorienti? 

“No, assolutamente trasversale come in tutte le forme di violenza purtroppo. Non c’è differenza tra mamme che partoriscono al sud e mamme che partoriscono al nord. La grande differenza è la possibilità economica che hanno queste donne. Se in Italia ti puoi permettere di partorire privatamente hai un certo tipo di trattamento e purtroppo non è assolutamente scontato che questo tipo di trattamento tu ce l’abbia se invece segui l’iter pubblico. Questo è molto grave per un paese come il nostro. Perché significa che ci sono delle differenze e delle disuguaglianze forti in base alle proprie possibilità economiche, mentre una mamma dovrebbe semplicemente poter ricevere sempre la stessa cura e assistenza”.

 

Beatrice D'Ascenzi

Nata a Roma, mi laureo prima al Dams in Cinema, Televisione e Nuovi media e successivamente mi specializzo in Informazione Editoria e Giornalismo presso l’Università Roma Tre. Amo il cinema, la storia latino-americana e il giornalismo radiofonico, che spero riesca a placare la mia costante necessità di parlare. Di me dicono che sembro uscita da un romanzo di Gabriel García Márquez.