HomeCronaca Le misure del decreto Genova: autonomia fiscale dei porti e creazione di zona franca

Le misure del decreto Genova
autonomia fiscale dei porti
e creazione di zona franca

Testo atteso in Consiglio dei Ministri

Società Autostrade pronta ad opporsi

di Dino Cardarelli13 Settembre 2018
13 Settembre 2018

Potrebbe approdare già oggi in Consiglio dei ministri il decreto Genova. La prima bozza del testo è già circolata in queste ore. Diverse le misure previste. Una delle principali è l’autonomia fiscale dei porti, ai quali sarà data la possibilità di trattenere fino al 3% del gettito Iva. Una misura che, riferita solo all’Autorità di sistema di Genova e Savona libererebbe 95 milioni di euro.

Ci sarà poi una serie di sgravi fiscali. Verrà istituita una zona franca urbana. Per le imprese dell’intero territorio del comune di Genova, in caso di perdita del fatturato di almeno il 25% tra il 14 agosto e il 31 dicembre 2018 sarà possibile compensare l’ammanco con minori versamenti fiscali, facendo leva su imposte sul reddito e Irap. Sarà anche creata una agenzia per la sicurezza ferroviaria, stradale e autostradale.

Il decreto prevede inoltre la nomina di un super commissario che avrà il compito di curare la demolizione della parte del ponte Morandi ancora in piedi e la ricostruzione del nuovo viadotto. La persona designata sarà indicata solo con un successivo provvedimento ed affiancherà, almeno nella prima fase il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, attuale commissario per l’emergenza.

Proprio da Toti sono arrivate però forti critiche all’operato del governo e in particolare del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Il Governatore ritiene che le prerogative regionali siano state calpestate e starebbe pensando ad un ricorso sull’articolo 117 della Costituzione, quello che regola appunto i rapporti e le materie concorrenti tra Stato e Regioni.

E intanto società Autostrade si prepara a contrastare ogni mossa del Governo, ipotizzando un ricorso in sede giudiziaria nel caso in cui venisse esclusa dalla società veicolo che avrà il compito di ricostruire il ponte. Una simile decisione sarebbe interpretata, dai vertici della società controllata da Atlantia, come lesiva dei diritti e dei doveri contemplati nel contratto di concessione.

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