Le ruote del “Carro” sul percorso sano dell’accoglienza

La più antica casa famiglia di Roma festeggia 25 anni

casa famiglia

Lontana dalla cupola grigia di Mafia Capitale, estranea agli ambienti para-istituzionali che prosperano nell’illegalità, resiste ancora una forma di cooperazione sana, che investe nell’impegno sensibile di volontari, operatori ed educatori per garantire supporto, vicinanza e accoglienza alle tante persone con gravi disabilità mentali. Anche se l’Italia, e in particolar modo, il Lazio rappresentano il fanalino di coda dal punto di vista degli investimenti nel campo del sociale – a Roma la spesa pro capite nel 2011 è stata del 34% – da alcune case accoglienza della Capitale emergono storie di intensa umanità. Ne è una testimonianza l’Associazione onlus “Il Carro”, una delle prime case famiglia nate nella Capitale, che ha celebrato i 25 anni di storia: un’esperienza nata su iniziativa di un gruppo di giovani come Matteo Mazzarotto e Ivana Perri, appartenenti al movimento “Fede e Luce”, fondato con l’obiettivo di costruire relazioni di amicizia e condivisione tra persone con disabilità mentale e le loro famiglie.

Il Carro ruota intorno a “Casa al Plurale”, la più importante rete di case famiglia di Roma e del Lazio, che comprende circa 350 ospiti e oltre 50 strutture che investono nella valorizzazione dei disabili e si battono per il riconoscimento dei loro diritti.

«Mafia Capitale ha gettato discredito nel mondo dell’assistenza sociale – ha ricordato Luigi Berliri, presidente di “Casa al Plurale”, intervenuto all’incontro organizzato per festeggiare i 25 anni de Il Carro -. Le numerose persone in lista di attesa per entrare nei nostri istituti, gli scarsi investimenti nel sociale da parte di Regione e Comune, il numero esiguo di assistenti, l’assenza di monitoraggio e controllo da parte delle istituzioni, la mancanza di personale specializzato, rappresentano ancora forti ostacoli».

Secondo i dati forniti dall’Istat, entro i prossimi quindici anni il numero di persone con disabilità subirà un aumento compreso tra il 65% e il 75%. Stime allarmanti se si pensa che lo Stato destina alle case famiglia solo lo 0,003 per cento del proprio bilancio.

Eppure in queste strutture, attraverso percorsi di scambio, esperienze di ascolto e relazioni costruite tra operatori, volontari e disabili, trovano spazio l’accoglienza e l’affetto, come emerge dai racconti commossi dei volontari.

«Ospitiamo dieci persone di età compresa tra i 40 e i 60 anni, dotate di scarsissima autonomia – spiega Ivana, fondatrice, insieme con il marito, della comunità Il Carro -. Tutti insieme ci dedichiamo ad attività di cucito, alle letture, alla coltivazione del nostro orto e alla preparazione delle pietanze. C’è molto entusiasmo tra i nostri “ragazzi” che chiedono di essere sempre al centro dell’attenzione». Mimmo, Sabina, Pablo sono solo alcuni dei protagonisti de Il Carro. Non si tratta di un vero affidamento fatto all’associazione da parte delle famiglie, ma di una richiesta di affiancamento. «La nostra comunità – spiega Matteo Mazzarotto – fornisce supporto ai genitori, talvolta anziani, preoccupati di non riuscire a garantire ai propri figli un futuro di affetto e vicinanza».

Samantha De Martin

Samantha De Martin

È nata a Reggio Calabria. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureata in Scienze Umanistiche. Specializzata in Linguistica, ha maturato la passione per il giornalismo grazie ad uno stage nella redazione della rivista “Progress” scrivendo di cultura e viaggi. Ha collaborato con il quotidiano “Cinque giorni” occupandosi della cronaca di Roma. Nel 2008 la passione per la scrittura l’ha condotta alla pubblicazione del romanzo “Pantarei”, vincitore dei premi “Anassilaos” e “Calarco”.