HomePolitica Legge elettorale, atto secondo: il testo in Commissione, M5S contro le coalizioni

Rosatellum, atto secondo
il testo in Commissione
M5S contro le coalizioni

Per Rosato “consente la governabilità"

Meloni boccia le liste bloccate

di Carmelo Leo22 Settembre 2017
22 Settembre 2017

Per il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, è «un mix tra proporzionale e maggioritario che consente la governabilità». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, in un’intervista al Tempo la definisce invece «una legge che richiama al Ventennio», considerato che «nel fascismo, se c’era una cosa sicura, erano le liste bloccate per l’elezione dei deputati». Entra nel vivo lo scontro politico sulla legge elettorale, il cui testo è stato presentato ieri in Commissione affari costituzionali dal relatore Emanuele Fiano. In attesa degli emendamenti, il Rosatellum bis si presenta forte dell’apertura di Forza Italia e Lega, che in linea teorica dovrebbe assicurare la maggioranza necessaria all’approvazione del testo in entrambe le camere. Da superare tuttavia l’ostracismo dei Cinque Stelle. E soprattutto l’incognita del voto segreto nell’aula di Montecitorio.

Cosa prevede. Il testo attuale, denominato anche Fianum 2.0 dopo il naufragio della bozza presentata lo scorso giugno, introduce un sistema misto, a base proporzionale ma con correzione maggioritaria. Il 64% dei seggi sarà determinato con il sistema proporzionale con collegi plurinominali in listini bloccati. I seggi rimanenti (in totale 231) saranno invece uninominali maggioritari: ad essere eletto sarà il più votato tra i candidati di ogni singolo collegio. Una correzione che incentiva le coalizioni, come sottolineato dallo stesso proponente. Ed è questo il punto su cui il Movimento 5 Stelle appare maggiormente contrario. Per le coalizioni, la soglia di sbarramento prevista è del 10%, che si abbassa al 3% nel caso in cui un partito decidesse di correre da solo. Non sarà previsto il voto disgiunto, mentre rimangono le quote di genere: nei collegi nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%. Le pluri-candidature sono previste solo per la parte proporzionale e per un massimo di tre collegi.

La nuova scheda elettorale (parte interna) per la elezione della Camera dei Deputati: l’elettore dà un unico voto che vale per il candidato e per il listino

Il disaccordo M5S. Il nuovo testo, un Mattarellum rovesciato nelle percentuali di maggioritario e proporzionale, ha attirato la rabbia dei grillini, che hanno anche preannunciato un ricorso alla Consulta: «Fi e Pd hanno fatto un inciucio per fermarci», ha detto Luigi Di Maio. Il Movimento, non coalizzandosi con nessuno, rischierebbe di prendere meno seggi rispetto a un proporzionale puro. Troppo largo infatti il consenso di un Centrodestra unito o di un’alleanza di Centrosinistra. I 5 Stelle dunque puntano a far naufragare di nuovo la legge elettorale.

Il vecchio progetto. A giugno scorso sembrava essere ad un passo l’approvazione del cosiddetto “sistema tedesco”, fallito poi durante un travagliato voto segreto alla Camera. In un primo momento, lo schermo dell’aula aveva anche palesato il voto, accendendo un faro sui franchi tiratori. Il primo Fianum voleva introdurre un sistema proporzionale con soglia al 5%: in realtà l’unico punto di contatto con il tedesco. L’Italia veniva divisa in 225 collegi e 28 circoscrizioni coincidenti con le Regioni, tranne le più popolose. Un solo candidato poteva essere presentato dai partiti in ciascun collegio, mentre erano ammesse per ogni circoscrizione liste di 2-6 nomi. Il voto al candidato passava anche alla lista collegata. In base alla percentuale di voti ottenuti, poi, si stabilivano i seggi per ciascun partito sia a livello nazionale che di circoscrizioni. Erano previste quote di genere, ma non pluri-candidature.

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