Un bar di Luxor | Foto di Veronica Stigliani

"L'Egitto si risolleveràIl governo di Al-Sisial lavoro contro la povertà”

L’assistente sociale Gamal Zekrie "Investire in istruzione e sanità"

Gamal Zekrie ci dà appuntamento nella hall di un hotel a cinque stelle appena fuori dal centro del Cairo. La confusione delle strade trafficate, i palazzi in rovina della città sembrano lontanissimi. Zekrie, segretario generale dell’organizzazione umanitaria “Sheperds and mothers of light” (legata alla Chiesa copta), si presenta puntuale in giacca e cravatta. Viene dalla nuova capitale amministrativa, dove ha partecipato a un incontro tra associazioni e istituzioni statali sul contrasto alla povertà nel Paese. “Mi piace definirmi un assistente sociale”. Si presenta così, prima di cominciare a raccontare i suoi 40 anni di esperienza nel settore umanitario. 

Gamal Zekrie, Segretario generale di Sml | Foto di Veronica Stigliani

Su cosa punta la sua organizzazione per aiutare concretamente gli egiziani più poveri?
“Credo che tutti abbiano il diritto di vivere una vita dignitosa. La mia organizzazione sostiene i più poveri garantendo loro aiuti economici per toglierli dalla strada e per consentire loro l’accesso alla sanità pubblica e all’istruzione, fondamentali per migliorare le condizioni dei più bisognosi. In Egitto la popolazione, di quasi 113 milioni di abitanti, è in crescita, e in parallelo aumenta anche la povertà. La situazione peggiore si trova nel sud del Paese, dove abita un popolo davvero dimenticato”.

Il conflitto in corso in Palestina ha dirottato verso Gaza parte degli aiuti destinati alla popolazione egiziana?
“Sicuramente sì, ma grazie ad alcuni programmi del governo, come il Takaful e Karama lanciato nel 2015 dal Ministero della solidarietà sociale, milioni di famiglie egiziane ricevono aiuti finanziari. L’Egitto, inoltre, ospita rifugiati anche da Libia, Sudan, Siria e altri Paesi africani, ma i programmi di assistenza riescono a raggiungere tutti e gli egiziani sono felici di aiutare il prossimo”.

Ma gli egiziani sono a loro volta alle prese con una pesante crisi economica.
“Gli egiziani sono persone generose: mentre i ricchi aiutano i più poveri, questi ultimi cercano di sostenere chi sta peggio di loro. E, per essere preciso, chi arriva da un Paese straniero non viene nemmeno chiamato ‘rifugiato’, viene integrato perfettamente nella società”.

Anche al Cairo ci sono i razionamenti di energia elettrica?
“Sì, per poter vendere il gas all’estero a un prezzo più alto. Il presidente Al-Sisi è stato chiarissimo con la popolazione: dobbiamo fare dei sacrifici per migliorare la nostra situazione, tenere duro per risollevarci”.

Quindi lei crede che le politiche del governo siano efficaci?
Sì. Il governo sta investendo molto per migliorare le condizioni del Paese, anche costruendo infrastrutture e città altamente tecnologiche tra cui la Nuova capitale amministrativa”.

Molti considerano questi progetti un enorme spreco di risorse.
“In qualsiasi situazione si trova qualcuno che critica”.

E perché Al-Sisi ha anticipato le elezioni?
“Non sono state anticipate, il suo mandato inizierà ad aprile”.

Allora perché si sono svolte con quattro mesi di anticipo?
“È una questione politica, non lo so”. 

Durante la sua esperienza ha potuto notare un peggioramento delle condizioni di vita degli egiziani?
“La situazione è molto migliorata, rispetto al passato ci sono centinaia di laureati in più, centinaia di bambini che ora vanno a scuola. Tre anni fa Al-Sisi ha lanciato il programma Haya Karima, che ha l’obiettivo di garantire una vita dignitosa agli egiziani, partendo dal colmare i divari di sviluppo tra i centri e i villaggi del Paese”.

Veronica Stigliani

Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Bologna nel 2019 con una tesi intitolata "States and non-state actors in the Middle East", collaboro con The Euro-Gulf Information Centre (EGIC), OSMED-Osservatorio sul Mediterraneo e La fionda.